sabato 9 luglio 2016

I nostri amici libanesi

Fouad Makhzoumi è un signore spesso presente in Italia a convegni e riunioni che fanno da cornice ad incontri tra personaggi di alto livello della scena locale ed internazionale. Dal meeting di Rimini ai dialoghi del Mediterraneo, passando per il Vaticano, Makhzoumi è sempre al fianco dei rappresentanti del governo italiano e dei vertici dell’intelligence. Sebbene sia di difficile reperimento la documentazione fotografica relativa all’attività, ufficiale e non, del direttore dell’Aise, il nome di Alberto Manenti compare sempre in cima alla lista delle personalità che, in rappresentanza delle nostre istituzioni, accorrono a dare il benvenuto a Makhzoumi. Potrebbe essere di sua proprietà la villa romana che avrebbe ospitato la delegazione capeggiata dal direttore dell’intelligence siriana.

Si tratta di un personaggio a tutto tondo, presente nei circoli culturali e politici europei.
Businessman, filantropo, capo di partito. Makhzoumi racchiude in se l’essenza dello spirito libanese e tutta la sofferenza di un popolo martoriato da guerre civili ed invasioni che hanno visto la loro ragion d’essere nelle divisioni settarie che caratterizzano la storia di quel Paese. Sotto questo punto di vista, l’entrepreneur libanese, mostra di aver ben compreso quale sia, al di là delle bombe, la via della normalizzazione. La secolarizzazione della politica locale che gestisce le risorse economiche e finanziarie del Paese (soprattutto quelle energetiche, che sono poi il focus dell’attività imprenditoriale di Makhzoumi) contribuirebbe in generale secondo il leader del partito del dialogo, a creare un impianto solido e in grado di fare da ponte verso un futuro da protagonista per il Libano, nello scenario medio-orientale. Questo suo approccio improntato al dialogo e all’inclusività, che negli anni lo ha visto accusato di essere cavallo di troia degli iraniani ma anche del regime siriano, lo pone come interlocutore e mediatore di primo piano per i governi di mezzo mondo, in questioni regionali e non.
Di sicuro Fouad Makhzoumi ha giocato un ruolo centrale nell’incontro tra la delegazione italiana guidata dal direttore dell’Aise e quella siriana. Le grosse incognite della proposta globale che Alberto Manenti avrebbe poggiato sul tavolo delle trattative, sono rappresentate dall’effettiva capacità dell’Italia ma soprattutto dell’Europa, di implementare gli impegni presi, e il modo in cui alcuni alleati, Arabia Saudita in testa, reagiranno.


Si è tornato a parlare in questi giorni di un altro personaggio libanese abbastanza controverso, che risponde al nome di Ali Taan Fayyad. Fayyad, protagonista di uno scambio di ostaggi in territorio libanese, fu arrestato in Cecoslovacchia in seguito ad una operazione della Dea americana che aveva per oggetto un traffico di armi illegali cedute anche a canali ucraini. Consegnato alle autorità libanesi, è rimasto l’unico del suo gruppo a non essere estradato in America. Dal suo legale cecoslovacco è giunta notizia che in data 4 Luglio, Ali Fayyad sarebbe uscito dal carcere, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli sulle vicende che lo hanno visto coinvolto.
Anche in questo caso il generale Manenti, nel corso di una visita di cortesia in Libano avvenuta lo scorso settembre, si sarebbe reso protagonista di una sorta di mediazione . Difficile sapere però, a nome di chi e in merito a quale aspetto di questa complessa vicenda, per la quale ricordiamo, Fayyad è stato indicato anche come uomo dei servizi libanesi, il direttore avrebbe speso energia ed influenza.







Foto Fouad Makhzoumi Facebook, agenzie





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