mercoledì 6 luglio 2016

Cosa dicono i documenti sui droni resi pubblici da Obama

against terrorist targets located outside areas of active hostilities and the range of assessed combatant and non-combatant deaths resulting from those strikes.

applies to all of our operations, regardless of where they are conducted,

catalogues the best practices the U.S. Government currently implements to protect civilians in the context of operations involving the use of force inside and outside areas of active hostilities, and it directs relevant departments and agencies to sustain such measures in present and future operations.
..conducting training on implementation of best practices that help reduce the likelihood of civilian casualties and dedicating operational resources to mitigate that risk.
... appropriate, maintaining channels for engagement with the International Committee of the Red Cross and non-governmental organizations that can assist in efforts to distinguish between military objectives and civilians;

Presidential Policy Guidance
and that direct action will be taken only if there is “near certainty” that the terrorist target is present and “near certainty” that non-combatants will not be killed or injured.

even when the United States is not operating under the PPG – for example, when the United States is taking action in “areas of active hostilities,” such as it is today in Afghanistan, Iraq, and Syria, or when the United States is acting quickly to defend U.S. or partner forces from attack – the United States goes to extraordinary lengths to minimize the risk of civilian casualties.

The United States considers all available information about a potential target’s current and historical activities to inform an assessment of whether the individual is a lawful target.

Before a strike against a terrorist target is considered in any theater, U.S. Government personnel review all available information to determine whether any of the individuals at the location of the potential strike is a non-combatant. Fact sheet


U.S. operations involving the use of force in armed conflict or in the exercise of the Nation's inherent right of self-defense is based on our national interests, our values, and our legal obligations.

...counterterrorism and counterinsurgency operations;

develop, acquire, and field intelligence, surveillance, and reconnaissance systems that, by enabling more accurate battlespace awareness, contribute to the protection of civilians;

and taking other measures appropriate to the circumstances;

identifying risks to civilians and evaluating efforts to reduce risks to civilians.

considering relevant and credible information from all available sources, such as other agencies, partner governments, and nongovernmental organizations,

engage with foreign partners to share and learn best practices Executive Order

I documenti diffusi dalla Casa Bianca la scorsa settimana pongono un sigillo di ufficialità ai dubbi sorti all'indomani dell'uccisione di Giovanni Lo Porto.
Con tutta probabilità l'operazione di liberazione, che sarebbe dovuta avvenire tramite il pagamento di un riscatto o una contropartita adeguata, non era prossima al termine come riferito dai media italiani. Evidentemente i mediatori di cui si è servito l'Aise non conoscevano il gruppo che gestiva in quel momento gli ostaggi e quindi nemmeno la zona in cui questi erano tenuti. Della partita non erano gli uomini di Akhtar o anche l'esercito, che da quelle parti sono di casa. Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dalla stampa pachistana, della trattativa, almeno nelle ultime settimane di prigionia, non erano parte neppure, in quanto mediatori, un paio di organizzazioni locali che si occupano di diritti umani.
Una seconda ipotesi prevede che i nostri servizi non abbiano comunicato all'alleato americano, per ragioni strettamente operative, le informazioni sulla presenza di Lo Porto in zona. Il che spiegherebbe i tempi lunghi per rendere note le risultanze dell'inchiesta interna ordinata da Obama e l'apparente scarsa insistenza del governo italiano nel richiedere chiarezza pubblica. Oltre ad essere una vicenda imbarazzante per loro, gli americani potrebbero essere mal disposti verso di noi a causa di qualche cortocircuito informativo (anche relativo ad altre vicende) di cui potrebbero essersi resi protagonisti i nostri servizi. Una piccola vendetta.
Non è da escludere infine, che gli americani abbiano volutamente sacrificato gli ostaggi, a fronte dell'importanza dell'obiettivo.

Tutto ciò ovviamente lo si deduce dal fatto che i membri del Copasir hanno assicurato che le procedure seguite dai nostri servizi per liberare Lo Porto sono sempre state improntate al massimo rispetto delle regole. Cosa che di certo corrisponde a verità.
Il modo in cui le regole vengono rispettate però, dipende dalle esigenze.
Che nel nostro caso erano quelle di fare rientrare Giovanni Lo Porto vivo e vegeto in Italia.

Come promesso in primavera da Lisa Monaco, la Casa Bianca ha reso pubblici i dati relativi agli strike effettuati nel periodo Gennaio2009-Dicembre2015.
Sebbene nel documento si faccia espresso riferimento solo a zone di guerra "conclamata" come Siria, Iraq e Afghanistan, dalla metodologia seguita nell'individuazione delle aree a rischio, dobbiamo per forza di cose includere anche Paesi come la Somalia, lo Yemen, il Pakistan e la Libia. Ovvero aree in conflitto semipermanente, se così possiamo definirlo, che pongono in maniera diretta e non, seri rischi alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Tanto più che l'iniziativa sulla trasparenza partì proprio dal generale Votel, attuale comandante del Centcom, all'indomani di una infausta operazione in Yemen che causò una strage di civili di sproporzionate dimensioni rispetto all'obiettivo perseguito.

Quindi la domanda da rivolgere al direttore Manenti, visto che quell'area era ed è sicuramente coinvolta a livello operativo, è :
dove pensavate fosse Lo Porto se non in Waziristan e nelle tribal areas e in quali mani?
Parliamo di una zona molto estesa, ma chi è pratico di quelle parti sa dove andare a pescare e come. Oppure, perchè non avete comunicato l'informazione agli alleati ?


Proprio i numeri che già conoscevamo a proposito di Yemen e Pakistan (circa 200 secondo Bill Roggio) sono la dimostrazione del fatto che, a dispetto delle giustificazioni fornite dalla documentazione elaborata, il dato ufficiale è troppo basso rispetto a quello che emerge dai resoconti di giornali e organizzazioni umanitarie. Anche a volere considerare che molti civili coinvolti sono soggetti transitati all'ultimo momento, la discrepanza è enorme. E vengono rafforzati i dubbi sulla reale efficacia di questa strategia rispetto a quella globale posta in essere contro il terrorismo.

Va dato comunque atto agli Stati Uniti di avere compiuto un passo importante che può essere sicuramente migliorato. Siamo noi, forse, rimasti troppo indietro sulle nostre posizioni di sudditanza, quando invece dovremmo fornire lo stimolo giusto all'alleato, così come ha fatto l'esercito americano nel rendersi promotore dell'iniziativa.

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