venerdì 29 luglio 2016

Come un siciliano

Al momento, ha rilevato Mario Parente, direttore dell'Aisi, nel corso di una audizione davanti al Copasir, nel nostro Paese il rischio potenzialmente piu' temuto e' quello di un attentato o di un'azione eclatante messa a segno da un "lupo solitario". L'Italia e' nel mirino del terrorismo di matrice jihadista al pari di altri Paesi occidentali, ma da paventare sarebbe non tanto l'attentato preparato e messo a segno da una cellula strutturata, con legami diretti con l'Isis, quanto l'azione di un singolo o di un piccolo gruppo. Agi 
L'Aisi ha potenziato la sua rete di 'sensori humint', di informatori sul territorio, per captare in tempo ogni possibile segnale di rischio che proviene dagli ambienti legati all'estremismo islamico. Attenzione viene dedicata ai fenomeni di veloci radicalizzazioni ed alle situazioni legate al disagio psichico che, come si è visto negli ultimi attentati in Europa, possono giocare un ruolo.Ansa
Il ministro ha poi ribadito la linea lungo la quale si sta combattendo l’integralismo religioso in Italia: separando sempre chi prega da chi spara. «Il nostro lavoro – ha detto - sta nel rendere efficace questa separazione». Se si inneggia alla violenza o si fanno predicazioni contro altre religioni, come frequentemente accaduto, è «incompatibile con i valori della nostra Costituzione e delle nostre leggi», quindi vengono eseguite delle espulsioni, anche se sono imam. Proprio per fermare le predicazioni di imam che hanno avuto una formazione radicale e per dare una risposta anche di tipo culturale al problema, il ministro ha riferito di aver avviato un dialogo con le comunità musulmane in Italia, anche attraverso «un consiglio per le relazioni con l'Islam, dove siedono per la gran parte uomini di cultura e intellettuali italiani che hanno studiato il mondo arabo e l'Islam in Italia». Abbiamo un milione e seicentomila musulmani nel nostro Paese, «farli sentire fuori dalla comunità nazionale alimenta quel clima di odio che è poi l'humus per atti violenti», ha osservato Alfano. Ministero interno

Noi non ci sentiamo fuori.
Lo siamo.

Con un presidente del consiglio che dice che Islam e terrorismo sono cose differenti, solo quando va in Iran e per non rovinare il business all'Eni e il ministro che chiama gli intellettuali per farsi spiegare che cosa è l'Islam in Italia, Alfano come vuole che si senta un musulmano anche italiano ?
Il ministro ha letto l'ultimo articolo di Filippo Facci su Libero ?
Se un musulmano scrivesse certe cose sul cristianesimo e i cristiani verrebbe sbattuto in cella senza processo. Invece i giornali e programmi tv di quel tipo e i predicatori che non si sa come hanno ottenuto il passaporto italiano, finti musulmani o riconvertiti, possono istigare all'odio contro l'Islam e i musulmani ovunque.
Su internet e carta stampata.
Un musulmano italiano oggi si sente come un siciliano. Non un siciliano vip come Alfano.
Ma un siciliano qualsiasi. Schifato da tutti.
La prevenzione vera non si fa, come sottolinea Vidino.

Perchè il generale Parente e gli altri non dicono al ministro che una volta tornati al proprio Paese, gli espulsi continuano l'opera di proselitismo come e anche più di prima ?
Fategli vedere le pagine Facebook dei marocchini che pontificano sull'ipocrisia dell'occidente e sulla ingiustizia delle espulsioni che li ha colpiti. Raccolgono consensi specie tra gli italiani.
Diffondono il malumore. L'insoddisafazione. E' quella l'anticamra del terrorismo.
Hai voglia a potenziare la rete dei sensori.
E' una battaglia persa. Ma se si continua su questa via, vuol dire che qualcuno ci guadagna.

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