mercoledì 13 luglio 2016

Aperture

«Si è difeso bene – ha detto il legale del somalo – ha smentito di aver mai manifestato la volontà di farsi esplodere a Roma e è stato anche riconosciuto durante l’udienza che la voce intercettata in quella telefonata in cui si riferiva del suo viaggio in Siria non era la sua pur essendo partita dalla sua utenza telefonica. Il mio cliente – ha detto ancora l’avvocato Platì - ha ammesso di aver guardato video su youtube ma lo faceva per aggiornarsi sul mondo arabo e su quanto accadeva, infatti non erano video che richiedevano password o registrazioni ma immagini accessibili a chiunque». Secondo la difesa, insomma, non ci sarebbe stata alcuna istigazione a delinquere. «Dagli atti non si evince c’era, più probabilmente, una condivisione di alcuni aspetti dell’islam radicale ma non certo una volontà omicida». primonumero

Ma un somalo giovanissimo, che arriva dall’Arabia Saudita quindi già un mezzo inferno lo ha vissuto, e con la prospettiva di rimanere qua o di andarsene nel nord Europa, perché dovrebbe invece desiderare di partire per la guerra ?

Al di là delle classiche argomentazioni da avvocato, la difesa sembra abbastanza plausibile.
Io non dico che è innocente. Solo che, come tanti altri casi (ad esempio Hamil Mehdi) non riesco, almeno stando ai resoconti stampa, a trovare prove soddisfacenti. E dire che il decreto è una norma durissima. Se lo si sa usare bene, ci si può mettere in carcere chiunque a occhi chiusi.
Non convince spesso il coordinamento di alcune procure e le conoscenze che hanno sul fenomeno.

Perché non è possibile rendere pubblica, in nome dell’apertura dichiarata dal dottor Galzerano, almeno parte della relazione che il dirigente della Digos invia al magistrato?  Un po’ come fa il dipartimento di giustizia americano attraverso il documento di incriminazione e l’affidavit.

A proposito di Galzerano, chissà se in nome dell'osmosi, il presunto viaggetto in quel di Damasco era stato concordato anche con la polizia.

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