martedì 12 luglio 2016

Corteggiamenti

Some of those Europeans have been captured and are currently being held in Syrian prisons.
Russia Today 12July016

Mentre la compagine dei media che per una ragione o per l'altra supporta Assad, i costruttori di bufale in stile Foxnews per intenderci, tiene alta l'attenzione sulla presunta visita in Siria del generale Manenti senza aggiungere ulteriori particolari ma menzionando di nuovo gli articoli su Gulfnews e Assafir, anch'essi specializzati in campagne stampa tese a delegittimare questo o quel governo all'occorrenza, i servizi segreti italiani continuano a seguire il sentiero del silenzio. Attraverso alcune testate si limitano a diffondere il convincimento che l'incontro non ci sia stato e al tempo stesso non emettono comunicati ufficiali chiarificatori.
Evidentemente una trattativa è in corso o lo è stata, ma per non comprometterla si preferisce lasciarne semplicemente trasparire i contorni. Un simile orientamento è necessario per acquisire maggior credito presso gli alleati e soprattutto per non irritare Assad e il suo circolo di fedelissimi.
Si tratta di un atteggiamento comprensibile ma non bisogna dimenticare che alla fine è in gioco la sicurezza del Paese.

Tra i soggetti che il dittatore siriano tiene nelle sue prigioni, o di cui comunque può disporre visto che a seconda delle esigenze trae vantaggio da un rapporto abbastanza stabile sia con Daesh che con altri gruppi, ce ne potrebbero essere alcuni che qui in Italia sono dati per morti. Non in via ufficiale, ma secondo le chiacchiere di parenti e amici. Si tratta di giovani noti alla sicurezza nazionale che, quando se ne presentò la necessità, li prese in consegna come ogni buon angelo custode invisibile fa con i suoi assistiti, salvo poi lasciarseli sfuggire all'improvviso. Gente che se e quando torna, non si farà esplodere in Vaticano o in una sinagoga come in un certo senso quasi aupicava il dirigente dell'Aise intervistato da il Giorno, lasciando chiaramente intendere che la situazione è sotto controllo. Sono ragazzi, ormai piccoli adulti, che già in Italia manifestavano segni di squilibrio che la guerra di sicuro ha accentuato. Le loro azioni sono imprevedibili.

Una trattiva, così come una guerra, la si inizia solo se si è certi di portare a casa un risultato vincente sotto ogni aspetto. E tenendo bene a mente chi ci sta di fronte.
Ma anche chi è pronto a tendere un agguato da altri versanti.


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