mercoledì 18 maggio 2016

Nuovi grattacapi indiani per l'Ambasciatore

Una delle prime beghe da risolvere per l’Ambasciatore Massolo, una volta assunta la guida ufficiale di Fincantieri, potrebbe essere una questione sollevata in India dal partito Bharatiya Janata (formazione del primo ministro Modi e caratterizzata da toni nazionalistici molto accentuati e legati all’identità induista) circa presunti favoritismi riservati a Fincantieri all’epoca in cui al governo c’era la United Progressive Alliance guidata da Sonia Ghandi.
“Potrebbe” perché al momento il ministero della difesa ha avviato alcune verifiche informali riservandosi la possibilità di istituire una inchiesta ufficiale solo qualora emergessero fatti concreti.
I dettagli della vicenda sono già stati resi noti nel 2010 in una relazione che illustra l’iter di un bando di concorso lanciato nel 2005 per la costruzione di una flotta destinata al rifornimento di carburante. Delle tre aziende che risposero all’appello, solo la Rosoboronexport presentò un progetto che rispondeva alle regole fissate dalla commissione e che richiedeva l’uso dell’acciaio di tipo DMR 249A. Si tratta di un materiale resistente ma molto costoso. Infatti il colosso russo fu subito escluso dalla gara. Fincantieri conquistò l’appalto offrendo condizioni generali molto vantaggiose e mise subito in chiaro che l’acciaio di tipo DH 36 che loro avrebbero usato, era di peso e resilienza minore ma presentava anche meno problematiche rispetto al DMR. E che comunque veniva usato di routine per quel tipo di costruzioni.
La commissione giunse alla conclusione che non c’era differenza sostanziale tra DH36 e DMR 249A e assegnò l’appalto a Fincantieri. Quindi il rapporto dell’audit nel 2010 sottolineò l’incongruenza costituita dalla consapevolezza che la struttura chimica del materiale non rispondeva ai requisiti imposti dal bando, definendo l’intera operazione come undue favour to foreign vendor e annotando anche l’acquisto di una seconda nave.

La Ins Deepak è una nave prestigiosa di 175 metri di lunghezza, 27 di larghezza e può sopportare un carico di 27500 tonnellate. Fu costruita a tempo di record e consegnata dopo poco più di due anni. Può essere usata non solo per il trasporto di carburante ma anche di munizioni, veicoli, beni di consumo e per missioni umanitarie. Ad essa seguì la costruzione, sempre ad opera di Fincantieri, della Ins Shakti.
Nel 2013 nel corso di un servizio di scorta ad una portarei proveniente dalla Russia, si verificarono delle rotture che costrinsero la Ins Deepak a dirigersi verso Lisbona. Lì fu raggiunta da una squadra di soccorso di Fincantieri che effettuò le riparazioni necessarie. Nel 2014 il vice ammiraglio Sinha, comandante della flotta occidentale, inviò una serie di richieste affinchè fossero effettuate delle verifiche. Secondo lui la rottura era proprio dovuta al fatto che il materiale usato per la costruzione della nave era per uso commerciale e non specifico per veicoli militari.
Sentito di nuovo in questi giorni dai giornali locali, ha ribadito che in balia del maltempo la Ins Deepak a malapena riusciva a mantenere la rotta. Fatto alquanto atipico per una nave di quel genere. Il ministero della difesa invece, è tuttora propenso a ritenere che quella rottura sia da addebitare a fattori concomitanti ma non alla struttura chimica del DH36.
Insomma sembrerebbe trattarsi della solita sceneggiata in salsa indiana. Se non si riesce a risolvere in tempi brevi la diatriba politica, verrà avviata un’inchiesta seguita poi, da feroce dibattito parlamentare.
Inizio sfizioso per il nostro Ambasciatore.

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