domenica 3 aprile 2016

Il nostro uomo a Misurata

In the last 18 months, the mukhabarat has begun to tighten its grip on security matters across much of the country. It has grown to much of its capacity under Qaddafi and is conducting investigations, running operations, and re-establishing ties with foreign intelligence agencies, including those of the U.S., the U.K., Germany, Italy, France, Malta, Spain, Turkey, Tunisia, Austria, Serbia, Jordan, and Morocco.

“The Americans, French, Italians are going to Misrata and meeting with everybody,” said the senior spy. “We don’t accept that.”
“I’ve asked the Italians a million times for facial recognition software,” the senior spy said, in exasperation.buzzfeed

Si è venuto a sapere di recente che ciò che si sospettava da tempo, ovvero che le Sas sono ormai già in Libia, corrisponde a verità. Sua maestà Abdullah di Giordania avrebbe ammesso una stretta collaborazione delle sue truppe con gli inglesi sul terreno. E anche i francesi sarebbero in pianta stabile da quelle parti. Nonostante le continue rassicurazioni del ministro Pinotti, c’è da credere che le nostre forze speciali non manchino dal teatro libico.
Il resoconto fatto dalle spie libiche va come sempre valutato nell’ottica di chi va alla continua ricerca, se non della revoca dell’embargo, almeno di un aiuto sottobanco. Il panorama prospettato pare comunque abbastanza corrispondente alla realtà.
Oltre alla difficoltà di trovare l’interlocutore giusto in casi di emergenza come quello del rapimento dei quattro lavoratori della Bonatti, c’è da parte nostra una frammentazione a livello operativo che vede protagonisti i servizi, le forze speciali e contractors privati.
Evidentemente al senatore Stucchi non risulta che si stesse pagando un riscatto per il semplice motivo che non erano i mediatori dell’Aise quelli che in quel momento stavano conducendo la trattativa. Quindi la spiegazione che gli è stata prospettata dai vertici dell’intelligence può anche essere accettata.
Però in vista del supporto che bisogna prestare ad al Serraj in queste prime settimane di governo e nel momento in cui scatterà l’offensiva militare contro Daesh, c’è da correggere questa situazione di mancato coordinamento e collaborazione.

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