giovedì 14 aprile 2016

Finita la pacchia

Il comitato per la promozione delle azioni virtuose e per la prevenzione del malcostume, indicato spesso dai media occidentali un pò per brevità ma anche a causa di episodi poco edificanti come religious police, è un organismo che vede la sua ragion d’essere, in un Paese come l’Arabia Saudita in cui la religione è legge dello stato, nella realizzazione di quella armonia che è caratteristica fondamentale dell'Islam. Religione che abbraccia la sfera privata e pubblica di un individuo, regolandone così ritmi fisici e spirituali. L’azione dei muttawa è da sempre intesa come un richiamo alle regole, e non è da manifestare in modo repressivo. Piuttosto come una indicazione e un invito a riprendere l'esempio della vita condotta dal profeta Muhammad, pace e benedizioni su di lui, che per noi musulmani è il modello da seguire.
Un richiamo ai costumi islamici, fatto in pubblico e anche ai non musulmani, ha il semplice scopo di educare . Purtroppo nel corso dei decenni gli haia sono diventati un corpo a se stante. Una sorta di polizia parallela che correva dietro alle donne più per molestarle che per essere loro di aiuto e di insegnamento. Non tutti ovviamente, ma parecchi di loro.
E’ significativo come il decreto emesso ieri, stabilisca che la nomina del direttore della commissione, innalzato al rango di ministro, verrà effettuata attraverso un decreto reale e che questi debba poi istituire e tenere sotto controllo l’attività delle varie sezioni sul territorio. La degenerazione di quello che sulla carta è un comparto chiave nella vita di un Paese musulmano, si è sviluppata perché vi appartengono persone con scarsa educazione e preparazione religiosa (molti di essi hanno solo memorizzato il Corano senza approfondirne l’esegesi) e dall’attitudine poco ortodossa. Alla fine la loro attività consisteva nel correre appresso a donne appartenenti a famiglie di tribù rivali o anche a persone di cui si volevano vendicare. Quindi li arrestavano senza accuse reali o prove concrete.
Il fatto che il decreto tolga loro il potere di identificazione ed arresto, obbligandoli a segnalare qualsiasi criticità alla polizia territoriale, e stabilisca che devono avere un curriculum esemplare, oltre all’obbligo di essere gentili con la popolazione, la dice lunga sul grado di pericolosità raggiunto dalla commissione.
Da un lato sua maestà si è reso conto di quanto il loro comportamento potesse accrescere i sentimenti di astio dei sauditi, specie giovani, contro il governo, e dall’altro si è voluta bloccare una insidia interna. Una polizia parallela troppo potente è ciò di cui l’Arabia Saudita ora più che mai non ha bisogno.
Sui giornali occidentali è stato posto l'accento sul richiamo alla gentilezza. In realtà si tratta di una mossa tra le tante annunciate qualche settimana fa dal ministro degli esteri saudita, tesa a correggere un malcostume diffuso derivante da ignoranza e cattive tradizioni, che non giova al progresso della nazione.

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