venerdì 25 marzo 2016

La verità che conviene

La versione fornita dal ministero dell’interno egiziano circa le modalità con cui sarebbe stato ucciso il dottor Regeni è credibile per una realtà socio-politica così complessa ma al tempo stesso può essere tacciata di preconfezionamento visto che i perpetratori sono stati tutti uccisi. Un classico del repertorio di quel tipo di regime.
A questo punto non rimane che chiedersi con che legittimità, al di là dell’obbligo istituzionale, il governo italiano ha ancora il diritto di pretendere una verità diversa e a che cosa effettivamente tutto ciò possa servire.
Affinchè si ascoltino almeno le ragioni di uno stato, questo non deve essere solo potente ma anche credibile.
Ricordiamo che il nostro Paese è quello in cui il capo dell’opposizione di destra si muove per andare a cacciare una rom che ha occupato abusivamente una casa. Non si chiede per quale motivo si sia arrivati a quel punto e perché tanti cittadini, indipendentemente dall’etnia, ricorrano a quella soluzione.
Siamo sempre il Paese in cui tutti si agitano quando un profugo vuole mettere a ferro e fuoco il Vaticano ma a nessuno interessa se una macelleria islamica viene incendiata.
E’ normale che alcuni giornali, sempre gli stessi, facciano dei titoli che istigano all’odio e che, quando dieci ragazzotti musulmani vanno a protestare sotto alla sede della redazione mettendosi in mezzo alla strada a pregare, il Questore o il facente funzione mandi la polizia a prelevare il direttore per salvarlo da chissà che.
E’ lo stesso Paese in cui i carcerati vivono, quando sopravvivono e non vengono torturati, pressati come sardine.
E dove un ufficiale dei carabinieri racconta una storia accusando un poliziotto di aver distrutto una relazione di servizio in cui era scritto che un funzionario era presente sul luogo di una strage, salvo poi essere sbugiardato da una sentenza di tribunale. Lo stesso Paese in cui un altro tribunale ieri ha spiegato per quale motivo il concorso esterno e Bruno Contrada devono andare a braccetto. E quell’ufficiale dei carabinieri ce lo ritroviamo nei servizi a fare scena muta davanti a un magistrato per non spiegare il come e il perchè di colloqui in carcere che all'epoca non erano regolati da una legge.
Troppa retorica ? A me pare che ogni tanto ci voglia un po’ di sano realismo per fare il punto della situazione. In sintesi l’Italia è anche questo. E' decisamente poco opportuno andare a dare lezioncine ad al Sisi. Lezioncine buone a cosa poi ? A danneggiare un rapporto non idilliaco che però è necessario per regolare questioni energetiche e geopolitiche.
Che poi, quella versione dei fatti alla fine salva anche il nostro governo che non può venirci a raccontare di non essere a conoscenza di come quel regime governa.
E la sofferenza della famiglia ? Quante altre famiglie italiane soffrono per le verità e la giustizia che non sono ancora arrivate e forse mai arriveranno ?
Realisticamente o cinicamente, se ragion di stato fu per Abu Omar e Lo Porto e tanti altri, che lo sia anche per Regeni.

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