sabato 6 febbraio 2016

Attenzione al capo scout

In una nota la Postale spiega che "la strategia che sottende alle condotte dell'adescatore prevede che questi contatti le proprie vittime in ambienti virtuali che potenzialmente gli consentono di interagire con i minori lontano dal controllo dei genitori, mettendolo al riparo dal rischio di essere individuato e fermato". "Il pedofilo, a differenza dei genitori, ma degli adulti in genere - sottolinea la Postale - è aggiornatissimo su ogni fluttuazione e sulle nuove "tendenze" dei giovani nell'utilizzo degli smartphone: sa agire con efficacia ed adotta egli stesso le modalità di comunicazione proprie degli adolescenti".repubblica
Non è la prima volta che i capi scout – alcuni dei quali, proprio recentemente, attraverso l’associazione Agesci, hanno espresso apertamente il proprio endorsment al ddl Cirinnà e alle adozioni di bambini da parte dei gay – finiscono nella bufera per vicende sessuali.
secoloditalia

Paolo Lami è stato quello che si è accanito maggiormente contro Daniele Ozzimo. Un paio di articoli al vetriolo ad orologeria. Faceva pensare a qualche vecchia ruggine studentesca tra comunisti e fascisti. Invece pare essere il classico giornalista serial killer.

L'attenzione dei media che hanno riferito di questa vicenda, resa nota dalla polizia alla vigilia del Safer Internet Day, si è appuntata principalmente sulla figura del capo scout.
Senza voler criminalizzare l'intera categoria, va detto che il capo scout, così come catechisti, preti, allenatori o altri che lavorano a stretto contatto con ragazzini e hanno una vita affettiva problematica, rappresenta il profilo più scontato da associare ad un pedofilo. Difficile quindi anticiparne le mosse e scongiurarne l'azione proprio perchè non tutti i capi scout hanno certe tendenze.
Invece se ci fossero norme tese ad inquadrare chi ha precedenti in materia così come accade in America ed Inghilterra, un'azione preventiva sarebbe sicuramente possibile. I soggetti affetti da parafilie sono di difficile individuazione ma una volta che si sono resi responsabili di azioni criminose possono essere sottoposti a monitoraggio ed in una certa misura aiutati al fine di evitare recidive. A Milano c'è un centro che lavora bene su questi casi ma non è sufficiente. Questi sono purtroppo ragionamenti che da noi interessano poco.
Quello che importa, specie al ministro dell'interno, è che si facciano leggi repressive all'avanguardia per frenare fenomeni criminali nuovi o poco diffusi in Italia in modo da mostrare l'efficienza dell'impianto giudiziario-investigativo nel suo complesso.
Se la casistica italiana è ancora in fase embrionale come sembrerebbe dalla vicenda emiliana (i due pedofili in rete non hanno istruito per bene il ragazzino tanto che i genitori si sono accorti di quanto stava accadendo a causa di stranezze nel suo comportamento) basterebbero norme ed iniziative di prevenzione mirate per contenere almeno il fenomeno.

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