In una nota la Postale spiega che "la strategia che sottende alle condotte dell'adescatore prevede che questi contatti le proprie vittime in ambienti virtuali che potenzialmente gli consentono di interagire con i minori lontano dal controllo dei genitori, mettendolo al riparo dal rischio di essere individuato e fermato". "Il pedofilo, a differenza dei genitori, ma degli adulti in genere - sottolinea la Postale - è aggiornatissimo su ogni fluttuazione e sulle nuove "tendenze" dei giovani nell'utilizzo degli smartphone: sa agire con efficacia ed adotta egli stesso le modalità di comunicazione proprie degli adolescenti".repubblica
Non è la prima volta che i capi scout – alcuni dei quali, proprio recentemente, attraverso l’associazione Agesci, hanno espresso apertamente il proprio endorsment al ddl Cirinnà e alle adozioni di bambini da parte dei gay – finiscono nella bufera per vicende sessuali.
secoloditalia
Paolo Lami è stato quello che si è accanito maggiormente contro Daniele Ozzimo. Un paio di articoli al vetriolo ad orologeria. Faceva pensare a qualche vecchia ruggine studentesca tra comunisti e fascisti. Invece pare essere il classico giornalista serial killer.
L'attenzione dei media che hanno riferito di questa vicenda, resa nota dalla polizia alla vigilia del Safer Internet Day, si è appuntata principalmente sulla figura del capo scout.
Senza voler criminalizzare l'intera categoria, va detto che il capo scout, così come catechisti, preti, allenatori o altri che lavorano a stretto contatto con ragazzini e hanno una vita affettiva problematica, rappresenta il profilo più scontato da associare ad un pedofilo. Difficile quindi anticiparne le mosse e scongiurarne l'azione proprio perchè non tutti i capi scout hanno certe tendenze.
Invece se ci fossero norme tese ad inquadrare chi ha precedenti in materia così come accade in America ed Inghilterra, un'azione preventiva sarebbe sicuramente possibile. I soggetti affetti da parafilie sono di difficile individuazione ma una volta che si sono resi responsabili di azioni criminose possono essere sottoposti a monitoraggio ed in una certa misura aiutati al fine di evitare recidive. A Milano c'è un centro che lavora bene su questi casi ma non è sufficiente. Questi sono purtroppo ragionamenti che da noi interessano poco.
Quello che importa, specie al ministro dell'interno, è che si facciano leggi repressive all'avanguardia per frenare fenomeni criminali nuovi o poco diffusi in Italia in modo da mostrare l'efficienza dell'impianto giudiziario-investigativo nel suo complesso.
Se la casistica italiana è ancora in fase embrionale come sembrerebbe dalla vicenda emiliana (i due pedofili in rete non hanno istruito per bene il ragazzino tanto che i genitori si sono accorti di quanto stava accadendo a causa di stranezze nel suo comportamento) basterebbero norme ed iniziative di prevenzione mirate per contenere almeno il fenomeno.
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