venerdì 29 gennaio 2016

Il foreign fighter pasticcione e la legge imperfetta

Le indagini sono ancora in corso e il 25enne venditore ambulante si trova in custodia cautelare nel carcere di Cosenza. Dopo l’arresto, è stato nominato un perito tecnico con l’obiettivo di scandagliare il computer di casa Hamil e i suoi cellulari. Il ragazzo sarebbe entrato in contatto con utenze telefoniche che a loro volta risultavano essere state in contatto con altre persone orbitanti nel mondo del radicalismo islamico. Niente telefonate dirette, dunque, ma solo triangolazioni. Al momento, in effetti, non esiste nessuna trascrizione di telefonate sospette.linkiesta

Da quello che si è capito dalla conferenza stampa, visto che in questo Paese è peccato rendere disponibili in rete le ordinanze relative ad indagini su terrorismo internazionale come si fa per quelle su mafia e camorra, la contestazione che chiama in causa l’articolo 270 quinquies riguarda il biglietto di sola andata ed il fatto che la famiglia fosse stata tenuta all’oscuro del viaggio dal ragazzo.
Per il resto, come reso noto dal dottor Galzerano, l’indagine è nata grazie alla segnalazione dell’ufficiale di collegamento in Turchia che ha allertato le autorità italiane circa il respingimento alla frontiera. Una volta rientrato in Italia il ragazzo è stato fermato ed infine sottoposto a monitoraggio per circa sei mesi. Sono emersi contatti con soggetti altamente pericolosi e anche l’intenzione di trasferirsi in Belgio ma finora pare non esserci alcun riscontro per quel che riguarda una precisa e concreta volontà di partire per combattere in Siria o raggiungere gruppi eversivi in Europa.
Stando così le cose, e considerando sia l’enorme mole di video che la polizia ha ritenuto di dover rendere pubblica che il materiale contenuto nel computer e le intercettazioni ancora da analizzare, trascrivere e tradurre, verrebbe naturale dare credito alle spiegazioni di Hamil piuttosto che alle tesi degli inquirenti. Si tratta di fare una valutazione che tenga conto del profilo del soggetto e del modo in cui il fenomeno Daesh si sta sviluppando in Italia e attorno al mondo.

Siamo di fronte ad un ragazzo straniero che vive alla bell’e meglio nel nostro Paese con il suo lavoro da ambulante. E’ in apparenza sereno ed inserito nella comunità ma profondamente solo. Come tanti suoi coetanei ha trovato rifugio in internet. La sua ancora di salvezza è la religione. Il suo passatempo preferito è l’argomento per eccellenza del momento : la guerra.
Internet gli permette di coniugare tutti questi mondi perché lì trova materiale per soddisfare la sua sete di conoscenza : i sermoni, la violenza, le amicizie. Quello è il suo mondo. Non è strano che spenda soldi per pagare un abbonamento in modo da scaricare parecchi giga al giorno. Che altro dovrebbe farci visto che vive in un posto dove magari è difficile trovare qualcosa da fare e soprattutto qualcuno con cui condividere i propri interessi ? Potrà sembrare strano ma c’è in giro gente (anche non musulmani) che non ama ubriacarsi ed andare a ballare.
Andare a pregare in Turchia non è tra i doveri del musulmano ma trattandosi di un Paese con marcate tradizioni storiche e religiose non è strano che affascini musulmani e non. Erdogan nel mondo musulmano è percepito come una sorta di Don Chisciotte. L’ultimo rimasto a difendere i musulmani contro l’arroganza di Stati Uniti ed Israele in maniera schietta e non con l’ipocrisia strisciante che caratterizza i regnanti arabi.
Pochi soldi in tasca. Paura di una lite in famiglia. Parte in fretta e senza bagaglio. Fa un biglietto di sola andata. Tutto di testa sua. L’esatto contrario del perfetto foreign fighter così come da istruzioni su tutti i manuali distribuiti negli ultimi due anni da Daesh.
Fate biglietto di andata e ritorno per non insospettire le autorità all’aeroporto. Portatevi tutto il necessario per affrontare le prime difficoltà dovute al cambio di clima ed abitudini. Cercate contatti che vi aiutino all’arrivo. Hamil non ha fatto nulla di tutto ciò e in Turchia non ha fatto in tempo nemmeno ad entrare.
Questo hanno detto i turchi. Questo hanno detto i nostri.
Di Galzerano mi fido non foss’altro che aveva tutto l’interesse a reperire prove più solide per la sua indagine. Una rete in loco era il minimo che potesse portare come prova a carico.
Dei turchi non ci si può fidare. Vogliono ripulirsi l’immagine e dare l’impressione di essere seri nella lotta al terrorismo ma non amano molto interferenze sul loro territorio. Una nostra indagine da quelle parti, magari assieme all’Europol, avrebbe dato fastidio. Quindi lo hanno rimandato a casa infiocchettato per bene. Qualsiasi cosa abbia fatto da quelle parti, non lo sapremo mai.

Il decreto antiterrorismo è una legge dura ma molto pratica ed essenziale. Serve agli investigatori per coprire quello che è il panorama jihadistico attuale in Italia.
Si va dal fascista convertito che si sfoga su Facebook a quello che va alle conferenze di Dugin sino a quello che si fa un giro in Francia. Fascisti moderni.
Poi c'è quello che con l'amico fa i sopralluoghi in rete e sul territorio e un altro che parla con gli amici in Bosnia ed Albania e che magari accoglie con tutti gli onori l'imam in visita dai balcani.
Persone sulla carta a posto ma con idee un pò borderline che fanno discorsi strani. Difficile prevedere se e quando partiranno per andare a combattere o piazzeranno bombe.
Non dimentichiamo che prima del decreto, da Giuliano Delnevo a Meriem Rehaily, sono scappati tutti.
C'è stata un pò di imperizia forse ed è anche mancata quella fortuna che bisogna andare a cercarsi.
Ma soprattutto mancava una legge che blindasse le partenze.
Il decreto approvato lo scorso anno permette di inquadrare un sospetto e di bloccarlo nel minor lasso di tempo possibile. Il tempo è l'elemento chiave in casi del genere.
Quando si fa una corsa contro il tempo però, vengono bruciati altri fattori.
La norma colpisce tutti quanti senza fare troppe distinzioni e non permette di portare sul tavolo del giudice tutte le prove a disposizione. Ne fanno quindi le spese sia l'accusa che la difesa.
Si rischia di incastrare un innocente e si tagliano le gambe all'indagine che proseguirà ma ormai in difetto. Grandi responsabilità cadono sulle spalle di magistrati e giudici e in proiezione futura, cioè quando il fenomeno terroristico si evolverà, agli investigatori potrebbe non bastare più una siffatta legge. Per questo sarebbe opportuno iniziare a pensare di modificarla.

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