giovedì 28 gennaio 2016

Dalla parte sbagliata

Della morte di Oussama Kachia, di cui oggi dà notizia l'Espresso (l'articolo non è in chiaro), si era saputo in Dicembre.
Stranamente i giornalisti non si sono accaniti. Nessuno ne ha scritto. Forse non lo sapevano o si sono finalmente ricordati di avere una coscienza. Era lo stesso giorno della notizia della grazia concessa ai sequestratori americani.
Due vicende che ho seguito con passione attraverso il blog per tanto tempo.Un pugno doppio allo stomaco nel giro di poche ore.
Mi è crollato il mondo addosso perchè è stata la conferma che questo Paese non ha speranza di cambiare. Non vive di principi.
Nessuno si batte per le piccole cose. Quelle in apparenza insignificanti. Non ci si preoccupa delle persone inutili.

Non so come e dove sia morto. Immagino in Siria.
Alcuni mesi fa vidi qualche contatto al blog da indirizzi ip in Svizzera che erano entrati più volte direttamente sul post che gli avevo dedicato. Pensai che magari potesse essere lui o sua moglie. Non lo conoscevo. Credo di avergli mandato un paio di tweet molto duri come faccio di solito con tutti quelli come lui. Ormai sono tanti. Troppi.
Non mi rispose ovviamente. Era una testa dura.
Chissà se ha letto quello che ho scritto di lui.
Vorrei che lo avesse capito. Vorrei tanto aver fatto la differenza nella sua vita .
Vorrei che non fosse morto. Ma sono felice lo stesso.
Noi musulmani crediamo nel decreto di Allah e lo aspettiamo sereni e sicuri che sia il meglio scelto per noi.

Oussama non era un esaltato o un pazzo come è stato descritto sui media.
Non era nemmeno un propagandista o un facilitatore come credo sia stato inquadrato dall'antiterrorismo. Era la versione moderna di al Suri.
Un ideologo. Un trascinatore. Uno che aveva idee. Sbagliate ma sempre idee.
Sui giornali, in tivvù e sui social era il protagonista assoluto. Quello che ti spiegava con estrema lucidità e logica (la sua) perchè quella di Daesh non è una semplice guerra intrisa di crimini ma una causa vera e propria.
Dalla sua aveva il carisma che induceva a volergli bene e a starlo a sentire nonostante non si fosse d'accordo con lui. Nella speranza che prima o poi cambiasse idea.
Credo che sia andato alla Mecca per il pellegrinaggio dopo l'estate. Era così bello avvolto nella sua tunica bianca e con gli occhi illuminati di gioia. I pellegrinaggi, maggiore e minore, oltre ad un dovere religioso sono il sogno di ogni musulmano. Il bisogno di purificarsi dai peccati.

Il suo limite più grande era l'irascibilità.
Andava fuori di matto con i giornalisti delle testate di destra che facevano apposta a provocarlo.
Luca Fazzo, che è uno dei più onesti di quella serie ma che deve pur sempre portare il pane a casa, gli aveva teso una serie di tranelli su Twitter e ne aveva fatto un personaggio diabolico.
Era buono d'animo. Tanti anni fa ebbe un problema giudiziario per avere difeso alla sua maniera una ragazza del suo paese. Anche lui si batteva per la verità e la giustizia.
Guardava però le cose dal lato  sbagliato.
Era cocciuto come un mulo.
Se solo avessimo dei programmi di deradicalizzazione saremmo riusciti a portarlo dalla nostra parte . Quella giusta. Tutto è relativo nella vita. Ma per certe questioni c'è una sola parte giusta e una sola parte sbagliata. Lui era in quella sbagliata.
Questo mondo è profondamente ingiusto. Ma non lo si può sistemare con la violenza indiscriminata.
Ai bambini ammazzati dagli israeliani non si rende giustizia sgozzando gente a caso.
Questo ci hanno insegnato il Corano e i profeti da Adamo a Mohammed.

Che Allah il Dio unico e misericordioso abbia pietà della sua anima e si prenda cura della sua famiglia.



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