giovedì 1 ottobre 2015

Voci (I hear voices)

Cerco di resistere alla tentazione di una full immersion nel caso Abu Omar ma con scarsi risultati.
Tendenza innata a complicarmi la vita.

La vicenda di Morgan Mohammed che a distanza di anni e con il poco materiale a disposizione in rete è difficile da ricostruire oggi, è la dimostrazione di come un'abile gestione dei media possa consentire ad un governo non solo di influenzare l'opinione pubblica ma anche di tentare di raddrizzare una situazione poco felice causata da indagini di polizia giudiziaria in corso.

Nel promemoria redatto dal Sismi il 1 luglio 2005, quindi un anno prima dell'avviso di conclusione delle indagini, erano inseriti i testi di informative passate.
Tra le tante anche quella del prefetto Mori risalente alla fine di Ottobre del 2003 di cui non abbiamo motivo di dubitare dell'autenticità. O meglio. Non è possibile stabilirne con i mezzi a disposizione la non veridicità. Tanto più che si basava su chiacchiere raccolte dai connazionali di Mohammed e non già su una indagine avviata dalla polizia giudiziaria. Anzi. Era indirizzata agli organi di polizia giudiziaria, cosa che sarebbe dovuta accadere anche per la famigerata informativa su Carminati.
Che esista tale Morgan Mohammed, a dispetto di quanto affermato dall'onorevole Giovanardi in parlamento, e che sia stato fermato dai servizi egiziani pare comunque essere confermato da alcune dichiarazioni rilasciate dallo stesso alla stampa straniera .
Fatto sta che il giorno seguente ovvero il 2 luglio Andrea Purgatori ci scrive un bell'articolo che ha come orientamento principale quello di stigmatizzare il comportamento della Cia e sottolineare le distanze tra questa e il Sismi nonchè tra il governo italiano e quello americano.

D'altra parte nello stesso promemoria si riferisce tra le tante cose della richiesta di informazioni sulla sparizione di Abu Omar avanzata dai servizi egiziani e di una serie di articoli su un giornale albanese circa il periodo trascorso dall'egiziano in Albania.
Il giorno seguente 3 luglio 2005 un giornalista del chicago tribune, quindi insospettabile visto che si tratta di una testata americana tra le tante che seguivano non con particolare interesse all'epoca la vicenda della rendition italiana, se ne esce con una intervista ad alcuni ex-funzionari dei servizi segreti albanesi che riferiscono con dovizia di particolari delle attività terroristiche di Abu Omar e di come questi fosse in epoca non sospetta un interlocutore importante per la Cia proprio attraverso lo ShIK.
Quindi in piena indagine l'atmosfera che si respirava sui media era orientata a puntare il dito contro i servizi americano ed egiziano e a fare scudo attorno al Sismi e al governo italiano nella sua interezza.
Scudo che viene evidentemente a mancare per quello che riguarda il Sismi, dopo l'arresto avvenuto il 5 luglio del 2006, del dottor Mancini e del generale Pignero.
Dal tenore dei dialoghi intercettati il 1 giugno tra i due alti dirigenti la procura tendeva ad addossare la maggior parte delle responsabilità a loro.
Però il funzionario romagnolo che aveva evidentemente compreso da tempo che aria tirava per lui in casa propria, come anticipato al telefono scese a Roma per cristallizzare la sua difesa attraverso un'esca tesa al generale Pignero che probabilmente immaginava cosa ci fosse dietro quella passeggiata e stette al gioco. L'esca diede alla fine i suoi frutti in ambito giudiziario.

Assegnare con precisione le responsabilità per quanto accaduto ad ogni singolo funzionario del Sismi e quindi togliersi qualsiasi dubbio sul fatto che la direzione fece effettivamente del dottor Mancini un capro espiatorio, è importante per stabilire a livello globale lo who's who del grande gioco delle rendition. Per sapere cioè chi diede gli ordini e chi li eseguì nella piena consapevolezza di quanto stava accadendo.

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