sabato 24 ottobre 2015

E in questo sabato qualunque

Sconvolge anche quello che si legge in uno dei manuali dal titolo «Conseguenze per chi non aderisce all’Islam»: «Forse che la gente delle città è al riparo dal Nostro castigo severo che li colpisce in pieno giorno mentre si divertono?». E poi, come un imam compassionevole e ispirato dalla dottrina del Corano, prosegue: «Ma se non crederai e disobbedirai al tuo Signore, perderai in questo mondo e nell’Aldilà. Sarai esposto alla Sua collera e punizione in questo mondo e nell’Aldilà. Sarai simile al più malvagio e folle della creazione, e al peggiore dei diavoli, dei peccatori, dei malfattori e delle false divinità. Questo in termini generali». il tempo

Tempo fa ero impegnata in una discussione su Facebook con una sorella che non vive più in Italia ma che comunque coltiva i suoi contatti attraverso internet. Ad un certo punto mentre cercavo di capire dove volesse andare a parare mi sono detta "però c'aveva ragione Galzerano".
La signora in questione è una vecchia conoscenza del nostro direttore dell'Ucigos che ne ha ampiamente parlato anche in alcuni suoi interventi portandola ad esempio come case study.
In un suo articolo la descriveva come insidiosa il che mi pareva esagerato per come io la conoscevo dai suoi interventi pubblici in rete. Pensavo si trattasse della solita esagerazione dello sbirro antiterrorismo.
Discutendo del caso di Maria Giulia Sergio la sorella parlò di accuse abnormi ed indagini poco chiare e su questo ero d'accordissimo. Ne ho scritto spesso anche su questo blog e alla luce della sentenza su Erri De Luca ci sarebbe da riprendere la discussione sul decreto antiterrorismo. Lei però adduceva tra le varie argomentazioni contro, quella che l'indagine era stata condotta da investigatori "kafir" miscredenti tradotto in maniera molto semplicistica. Il kafir è colui che cela la verità nel senso che non credendo all'unicità di Dio che è il precetto base dell'Islam, non crede alla fine neanche in nel Dio unico e quindi non è un credente.
Le obiettai che stavamo parlando di persone che si occupano di terrorismo da decenni e in maniera onesta e che dargli del kafir non rendeva loro giustizia. Lei mi rispose che kafir è un termine usato nel Corano quindi non offensivo. Per dimostrare poi che Daesh non è Islam pubblicò un video di Abu Qatada. Fu allora che mi arrabbiai. Era tra l'altro un giorno di ramadan molto caldo verso la fine. Non ci ho visto più e gliene ho cantate quattro. Se un musulmano deve ricorrere ad un piazzista di al Qaeda per difendere il Corano e i principi insegnati dal nostro amato profeta allora o si è alla frutta oppure c'è della gran malafede. La sorella non mi ha più risposto. Deve aver pensato che sono una kafir anch'io o una spia dell'antiterrorismo.

Il personaggio di cui parla la Musacchio nell'articolo, alla frutta pure il Tempo se non ha meglio da proporre in materia ma d'altra parte è sabato, è anch'egli una vecchia conoscenza del nostro antiterrorismo. Non so se sia effettivamente imam. E' abbastanza attivo su internet e credo gli abbiano già chiuso qualche blog nel passato. Lo definirei più che altro un personaggio borderline. Non ce lo vedo a partire per la Siria o ad organizzare un attentato. E' piuttosto uno che si muove allo stesso modo di Choudary. Usa le parole giuste nel modo sbagliato.
Di per se la parola kafir non è affatto una condanna a morte ma una semplice constatazione.
Allo stesso modo la proibizione dell'ascolto della musica è una norma derivante dall'esegesi dei testi elaborata da gran parte dei sapienti. Il problema è il risalto che viene dato alle parole e alle regole a seconda del contesto in cui vengono inserite.
La sorella che condannava l'operato degli investigatori sottolineandone la non appartenenza alla umma (nazione islamica), usava la parola kafir con accezione fortemente negativa. E' su questo che gioca chi pratica l'Islam del disprezzo. Questa è la jihad della parola. L'uso sapiente delle sfumature.
In maniera analoga legare l'ascolto della musica al non essere musulmani e quindi alla cultura occidentale è una forzatura che funge da trampolino di lancio per chi poi vuole interpretare il concetto come un invito a compiere attentati.
Sheikh al Uthaimeen che è la fonte dell'articolo tradotto dal nostro fratello romano e che è comunque un riferimento importante per tutti i musulmani, ribadisce nel suo ragionamento semplicemente il concetto che chi non aderisce all'Islam perde una occasione di gioia e di vita nell'amore profondo per l'unico vero Dio che è Allah. Il dio di Adamo, Abramo e Muhammad.
Lo fa forse con parole che all'apparenza possono sembrare dure e lo sono ancora di più se tradotte in Italiano e gettate nell'immensa piattaforma virtuale come semplice traduzione senza spiegare cosa sia l'Islam e quale è stato il proprio percorso da convertito.
Se il governo si impegnasse a creare programmi di sostegno utili ad insegnare la contestualizzazione dei testi sacri e quindi l'integrazione tra l'essere musulmani ed essere cittadini italiani, parte del problema verrebbe risolto.

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