domenica 13 settembre 2015

Combattere contro il terrore significa combattere per la libertà (cit. Angelino)

Ci sono modi e tempi per combattere per la libertà.

Diceva Nino Manfredi ne il tenente dei carabinieri che nel nostro Paese ci sono leggi anti-mafia, anti-droga, anti-terrorismo ma che forse sarebbe bene qualche volta fare leggi pro invece che contro.
E infatti mesi fa mandai una mail alla segreteria del ministro per esortarlo a non utilizzare la locuzione terrorismo islamico che associa automaticamente la religione al terrorismo.
E' buona pratica, come ripete spesso il procuratore Spataro, chiamarlo terrorismo internazionale o di matrice fondamentalista.
Ai tempi di internet il linguaggio può aiutare a sfatare i miti costruiti in negativo.
Ovviamente non ho ottenuto risposta.

Il ministro Alfano è ossessionato dalle critiche di Salvini che pur essendo un capo-popolo alla fine non raccoglierà consensi elettorali tali da spostare in avanti in modo significativo il 15-16% attorno al quale la lega pare assestata. Nè, in caso di vittoria, otterrà mai un ministero o addirittura la presidenza del consiglio. I suoi sanno bene che con gli slogan non si vincono le elezioni. In campagna elettorale useranno facce pulite tipo quella di Zaia. Per adesso si limitano a sfruttare l'ondata Salvini.
Quello che Alfano può temere più che altro è la fuoriuscita ulteriore di deputati dal suo gruppo per raggiungere la lega e quindi la perdita di quei voti in favore del governo che gli consentono di tenersi il posto da ministro.
Non capisce però che gesti concreti e coraggiosi verso le minoranze sono la chiave per scongiurare l'avanzata della destra estrema nel lungo periodo.
In tutta Europa la destra cresce perchè il problema profughi-minoranze etniche fomenta l'insoddisfazione e l'odio. Lo stallo dei governi al riguardo decisamente non aiuta.
Il ministro dell'interno preferisce rimanere attovagliato sulle sue politiche esclusivamente tese alla repressione. In questo senso si può anche dare ragione a De Stavola e Giannini quando plaudono alle espulsioni.
Con un governo che non conosce la politica del pro (integrazione, dialogo, interazione) alla polizia non rimane altro da fare che mettere alla porta i potenziali pericoli.

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