venerdì 4 settembre 2015

Abbreviamoci





Questo procedimento sarà molto in stile americano.
La procura punta al maxi-processo per il semplice motivo che il doppio filone di inchiesta mafia-capitale non è nè più nè meno che altre indagini del passato.
Però porta il sigillo Pignatone-Prestipino e può contare sul supporto mediatico di grandi gruppi editoriali che hanno fatto delle battaglie della magistratura un marchio di fabbrica (De Benedetti con i vari Abbate, Saviano, Tizian e il Fatto Quotidiano in versione grillina) ma anche di quelli del centro destra che pur di dimostrare che la sinistra non è esente da peccato per l'occasione rispolvereranno i migliori Chiocci e Bechis pronti a sfornare le solite manfrine al limite del lecito.
In questo contesto la posizione di Ozzimo è relativa.
Fa gioco gettare nelle fauci di giornali e tivvù la storia del cenentolo di Centocelle che si è fatto abbagliare dai fasti romani. Ma Petrucci e Leva hanno altrettanto gioco facile nel dimostrare l'innocenza del loro cliente.
Che Ozzimo si sia fatto travolgere dal vortice senza allertare il sindaco sui traffici che c'erano è questione amministrativa più che penale.
Alla fine comunque anche esaltare Buzzi in quanto icona del malaffare romano potrebbe trasformarsi in un boomerang. Inutile sperare che dica più di quanto ha già concesso.
I suoi verbali sembrano dialoghi di un romanzo popolare. C'avemo Ozzimo docet.
In un'aula di tribunale l'inchiesta rischia di trasformarsi in un film di Totò.
Stralciare forse converrebbe onde evitare figuracce finali.
Anche perchè ormai non è la questione giudiziaria che interessa più alla gente.
Ma come le realtà locali reagiranno per evitare situazioni del genere.

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