Proprio in quel momento a Sultan Wali Khan arrivò l'informazione che la Digos di Sassari stava indagando sulla cellula. La polizia italiana, infatti, avvertì le autorità pakistane dei progetti criminali di Khan. Gli agenti corrotti pachistani, a loro volta, informarono il padre di Khan delle indagini in corso. Per questa preziosa informazione, scrive il Gip nell'ordinanza, "Sultan Wali Khan diede disposizioni di ricompensare il capo della polizia con 20-25.000 mila rupie". Una conferma ulteriore arrivò da un alto funzionario della polizia pakistana che addirittura girò ad alcuni componenti della cellula la mail dell'Interpol. "A quel punto, ovviamente - scrive il gip - le indagini erano definitivamente compromesse".
repubblica
Una indagine durata dieci anni. Magari era anche ora di chiuderla.
Al di là delle procedure che immagino si debbano seguire in campo internazionale, pare un pò da dilettanti allo sbaraglio questo contatto instaurato con la polizia pachistana.
Ci sono tanti poliziotti onesti che spesso perdono la vita in massa in seguito ad attentati ma è ben nota la corruzione dilagante tra forze di polizia, servizi e funzionari governativi.
Perchè non usare le antenne della nostra intelligence in Pakistan ?
Anche loro non sono esattamente delle anime pie ma chi li gestisce da Roma sa quali argomenti usare per ottenere il massimo dai loro servigi.
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