lunedì 27 aprile 2015

A pesce





Il caso Costantini si è sgonfiato così come era sorto. All'improvviso.
Non ne ha parlato più nemmeno Claudio Fava che si nutre di queste vicende.
Stefano Sansonetti dopo un tuffo a pesce all'improvviso mollò la presa .
O non c'era nulla di concreto oppure al solito il giornalismo champagne di itala fattura si accontenta.
Verrebbe naturale pensare che il direttore dell'Aise abbia chiarito alla commissione se c'erano state pressioni e se il ritorno alla casa madre di Costantini fosse stato fisiologico.
A distanza di tanti mesi dal resoconto del generale Manenti questa convocazione è forse il solito atto dovuto che non porterà niente di nuovo anche perchè è tutto secretato.
In Italia rimane tutto segreto . Per pochi intimi.

Il wsj continua a fornire dettagli sulla tragedia in Waziristan.
Adesso la storia sarebbe che i sensori dei droni non hanno rilevato i segnali della presenza di Lo Porto e Weinstein perchè chiusi in qualche spazio sotterraneo.
Il problema non è tanto quello ma come e quando sono arrivati nel compound.
Tutta questa serie di precisazioni postume fatte filtrare dall'amministrazione attraverso la stampa rafforza il dubbio che ci fosse veramente un obiettivo specifico da colpire.
Alla luce della scelta di al Zawahiri di allargare la base qaedista nel subcontinente indiano e del fatto che l'organizzazione terroristica si sta rimettendo in piedi, non sarebbe sbagliato pensare che il lancio di droni rispondesse alle esigenze di una kill list e non del tanto decantato signature strike.
Ahmed Farouq era destinato a diventare il nuovo bin laden. Un obiettivo al quale non si poteva rinunciare tanto facilmente.

Quello che sarebbe logico chiedere al sottosegretario e ai vertici delle agenzie è dove esattamente loro pensavano fosse Lo Porto.
Ovviamente non la via e il numero civico che da quelle parti sono una chimera ma in che area e quanto circoscritta questa potesse essere.
E soprattutto di cosa hanno parlato con gli americani.
Il programma dei droni è questione nota.
Che ci sia stato o meno un cortocircuito informativo a livello operativo sul terreno tra gli agenti della Cia è un fatto che conta relativamente poco rispetto al destino degli ostaggi.
Che piani c'erano tra noi e loro in seguito alla novità che si era aperta una trattativa ?
Che richieste abbiamo fatto e ne abbiamo avanzata qualcuna del tipo bloccate i lanci ?
Jonathan Bank ci avrebbe riso in faccia. E con tutta probabilità anche il "capocentro" attuale.
La serie di attacchi messi in atto da Novembre a Gennaio si è rivelata molto efficace a livello logistico.

C'è poi la questione del recupero del corpo.
Difficile di per se da gestire in quelle zone perchè potrebbero essere richiesti denaro o scambio di prigionieri come fossimo ancora nel mezzo di una trattativa per il rapimento.
La situazione in Pakistan inoltre rischia di precipitare.
La reuters ha diffuso in queste ore un pezzo che darebbe voce ad un movimento politico di Karachi secondo il quale l'isi e nello specifico il suo capo, quel Rizwan Akhtar che sapevamo essere stato scelto tra l'altro perchè lontano da velleità politiche, vorrebbero trasformare una operazione contro la criminalità locale e il terrorismo in una vera e propria azione politico-militare.
Una mossa che potrebbe avere ripercussioni più ampie a livello nazionale e che decisamente non ci aiuta.
Sarebbe bene quindi regolare la questione del possibile rientro dei resti di Lo Porto al più presto.

Vorremmo però venire a conoscenza di quanto detto in queste audizioni o almeno di una parte.
Altrimenti non ha senso farle.

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