giovedì 19 marzo 2015

Ndrine, logge e servizi. Storie buone per tutte le stagioni.

Un reportage sulle logge calabresi pubblicato sull'ultimo numero del periodico del grande oriente, ha riportato l'attenzione della stampa locale su possibili legami tra ndrangheta, servizi segreti e logge massoniche.
Di recente sono state chiuse tre logge dell'alto ionio reggino.
Visto che nel passato altre ne erano state chiuse in seguito ad inchieste giudiziarie, si è pensato che la mossa sia stata determinata da ulteriori inquinamenti.
Ciononostante la Calabria rimane la terza regione d'Italia per densità massonica.
Gli ambienti che riuniscono persone ed enti anche di alto profilo, sono un catalizzatore formidabile per i fenomeni criminali in quanto fanno da ponte con la società che conta.
La cosiddetta zona grigia costituita da colletti bianchi e associazioni più o meno segrete è stata spesso chiamata in causa dagli inquirenti nelle carte dei processi che vedevano alla sbarra intere cosche e dai pentiti che con i loro racconti hanno fornito più che altro indicazioni su rapporti e scenari.
Si è fatto spesso riferimento anche ai servizi segreti ma dal punto di vista giudiziario poco di concreto è emerso a riguardo.
Il solito gioco della spettacolarizzazione da parte dei media ha reso vicende che hanno visto coinvolti inizialmente o almeno chiamato in causa in maniera marginale funzionari dei servizi, funzionali all'impressione che la calabria sia terra d'intrecci poco leciti anche per i rappresentanti delle istituzioni.
In realtà c'è poco e niente.

Il primo nome che spunta dal cilindro dei presunti rapporti di collaborazione tra servizi e soggetti in odor di ndrangheta è quello di Giovanni Zumbo.
Si tratta di un personaggio che parla molto, ma in maniera vaga, di legami e relazioni confidenziali .
Il suo dire e non dire è in linea con il profilo che risulta dalle dichiarazioni dei pentiti.
Uno che ha cercato di accreditarsi un po’ con tutti e quindi ritenuto poco affidabile e concreto ma che sa come muoversi tra tribunali e questure.
L’Aisi non lo conosce. Anche dopo una indagine interna non è risultato nulla.
Il responsabile locale dell’Aise dell'epoca invece, che tra l’altro aveva come referente diretto a Roma Marco Mancini, ha parlato di una collaborazione protrattasi per circa due anni (2004-2006) che avrebbe prodotto una sola informazione utile.
Dichiarazione questa, ampiamente smentita dal Ros e dall’allora comandante Giardina che ha confermato di aver conosciuto Zumbo proprio tramite Corrado D'Antoni ma ha negato di essere a conoscenza di informazioni fornite dal commercialista che abbiano determinato in maniera diretta sequestri di armi.
A questo proposito c’è comunque da osservare, e fanno testo gli archivi della camera con le centinaia di informative desecretate, che i funzionari del sismi avevano un modo tutto loro di descrivere informazioni, eventi e personaggi, per non parlare di come esse venivano smistate.
Quindi il nome di Zumbo potrebbe non essere stato comunicato per errore o perchè non era necessario.
Le logge rientrano in questo contesto perché ampiamente frequentate dai De Stefano di cui Zumbo ha cercato di conquistarsi la fiducia offrendo loro informazioni riservate e carte di processi.
Lo stesso commercialista calabrese sarebbe stato iscritto ad almeno tre logge, tra cui quella dei martiri di gerace chiusa appunto a novembre dello scorso anno.
Da un numero uscito nel 2009 della rivista Erasmo risulta una sua partecipazione ad una gara di tiro al piattello sotto il vessillo della loggia Domenico Romeo.
Di Zumbo si è detto, in relazione al capo della prima divisione, che la prova che fosse in contatto con lui starebbe in una intercettazione telefonica poco chiara in cui il calabrese lasciava intendere che qualcuno dei servizi lo stava mollando. Le trascrizioni indicano un “Mancini” ma non c’è effettivamente prova che si stesse riferendo a Marco Mancini.
Si è parlato di tutto questo nel processo piccolo carro nel quale testimoniò appunto D’Antoni in veste di funzionario Aise.
Alcuni si sono chiesti perché Zumbo servisse ai servizi esterni.
Ricordiamo che il commercialista ha collaborato ufficialmente nel periodo pre-riforma mentre molte inchieste che lo riguardavano si sono sviluppate dopo il 2007 quando funzioni e limiti territoriali delle due agenzie sono stati ridisegnati.
Allo stesso processo, in riferimento alla vicenda dell’attentato sventato al comune di Reggio Calabria nel 2004, il maresciallo della finanza Adorno dichiarò che il diretto superiore di D’Antoni (dobbiamo ipotizzare intendesse proprio Mancini) “era a conoscenza dell’episodio e avrebbe informato Zumbo”. Sull’attentato ci sono state molte speculazioni perché all’epoca il sindaco era Scopelliti e perché dei mandanti non si seppe mai niente.
E soprattutto poco si conosce dell’attività dei servizi in questi frangenti confondendola con quella della polizia giudiziaria.
C’è da supporre che Zumbo facesse parte della rete di contatti di cui magari Mancini usufruiva anche senza la mediazione del referente sismi locale.
Unitamente alle sue presunte simpatie per certa destra, nozione ultimamente messa in dubbio dal generale Pollari, l’abilità con cui il funzionario ha smascherato il piano ha contribuito a tingere di mistero la presenza del sismi a Reggio.
Zumbo interessava un po’ a tutti per le sue conoscenze in ambienti masso-mafiosi il che ha contribuito a creare la leggenda su trame eversive messe in atto da alcune frange dei servizi. Leggenda nutrita anche da altre vicende come quella dell’attentato all’ospedale di Siderno nel 2006. Il poliziotto incriminato per questo episodio, tale Francesco Chiefari, ad un certo punto iniziò a parlare di contatti con la cosca Cordì e con un agente del sisde che fu anche indagato per un certo periodo. Ma delle affermazioni fatte non fu trovato alcun riscontro.

E di legami pericolosi tra massoni, servizi e ndrine ha parlato negli ultimi anni il pentito Francesco Oliverio che ha raccontato anche di accessi diretti degli uomini della ndrangheta ai database delle forze dell’ordine.
Ritenuto molto credibile, si sarebbe anche espresso in relazione alle inchieste che hanno visto coinvolti l’ex ministro Scajola e i coniugi Matacena nonché alcuni dirigenti della lega nord.
Anche di eventuali sviluppi su questo però, non si è saputo granchè.

Sempre a proposito di Mancini e dei servizi, per un paio di inchieste si è fatto il nome di un funzionario del sismi proveniente dalla guardia di finanza.
Nel complesso gioco di accuse e rivelazioni fatte dai cugini Lo Giudice contro Alberto Cisterna si è parlato anche di una richiesta avanzata dal magistrato a Luciano per avere due sim e due telefonini da dare a Massimo Stellato.
Il dottor Cisterna documenti alla mano ha dimostrato che anche questa, tra le tante accuse mosse, era falsa. Rimane il mistero su chi fosse dietro a quella presunta rivelazione e perchè.
Ricordiamo che l’inchiesta fu condotta dal procuratore Pignatone e dai suoi collaboratori Ronchi e Prestipino. Renato Cortese era alla guida della squadra mobile.

Di intrecci tra massoneria e politica in partenza dalla Calabria con direzione Bruxelles si parlò anche nella indagine Why not nella quale ricompare il nome di Stellato assieme a quello di Brunella Bruno funzionaria del Cesis.
Entrambi ne uscirono puliti.
Ma nel decreto di perquisizione comparivano tra gli altri, i nomi di Giuliano Tavaroli, Marco Mancini e Niccolò Pollari le cui utenze erano evidentemente state sottoposte a controlli da Genchi e De Magistris poichè si erano registrate chiamate in entrata da utenze di indagati.
Si trattò di un'inchiesta che, quasi in contemporanea con l'affaire Telecom, provocò un polverone e tanti dubbi indotti anche dal presunto ruolo avuto dalla massoneria.

In generale quello che forse disorienta di queste vicende è che i servizi fungono più da comparse che da attori ma servono a creare l'atmosfera e il terreno per inchieste che generano dei veri e propri terremoti nei palazzi del potere .
Palazzi i cui abitanti sono tenuti sotto controllo dall'intelligence anche attraverso contatti frequenti che non costituiscono però motivo di indagine o incriminazione ma che per forza di cose entrano nelle carte dei processi facendo molto rumore.
E ne escono in punta di piedi.
I giornali purtroppo si soffermano principalmente sul rumore.





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