"Resta il fatto - ha concluso Provenzano a proposito dell'interesse mediatico suscitato dalla notizia- che vorrei una vita più normale possibile. Ma mi rendo conto che non c'è speranza".
livesicilia
Ciascuno di noi ha un fardello da portarsi appresso per tutta la vita.
Prenderne le distanze nella maniera più ragionevole possibile è l'unico modo per conviverci.
Angelo ha dalla sua la cocciutaggine e l'intelligenza.
Questa iniziativa è il primo passo forse per lui per convivere con un peso che non aveva chiesto ed è un passo anche per l'Italia.
E' tempo di storicizzare la mafia.
Che non significa ridurne la portata del passato o minimizzare i rischi del futuro ma ricondurla nei suoi limiti naturali in modo da sconfiggerla per davvero.
Finchè la mafia sarà buona solo per costruire carriere, vendere libri e giornali e fare i fighetti in tivvù, tutto ciò non si potrà realizzare.
Adesso i tromboni dell'antimafia obietteranno che quello che Angelo sta facendo è inappropriato e poco rispettoso nei confronti delle vittime.
Che per stare dalla parte del giusto dovrebbe unirsi a loro e andare nelle scuole o ai convegni per parlare ai ragazzi.
Mi auguro che non gli chiedano ancora di far pentire il padre visto ormai sta quasi crepato.
L'intelligenza del giovane Provenzano sta proprio in questo, rispetto anche alla poca intelligenza di certi figli di vittime famose.
Non è caduto nella rete degli avvoltoi.
Non ha sfruttato un marchio che non gli appartiene ma uno che suo malgrado lo ha inglobato.
Ebbene si, la mafia è un brand.
Nessuno più di lui ha diritto di usarlo come meglio crede.
Sono orgogliosa di aver conosciuto una persona come lui anche solo via internet.
Avrà tanti difetti ma non è ipocrita.
Gli auguro che la vita gli riservi il meglio.
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