giovedì 4 dicembre 2014

Spari a Grozny in direzione Cremlino




Nonostante le immagini spaventose e i tentativi fatti sui social media per richiamare il ricordo di Beslan, pare più ragionevole dare retta alle testimonianze che provengono da Grozny e che parlano di una città ormai sotto il controllo delle autorità.
Le prime dichiarazioni del presidente Kadyrov ovviamente tendevano a tranquillizzare la popolazione ma la sua versione sembra essere quella più vicina alla verità.
Il bilancio attuale è di dieci poliziotti morti e circa trenta feriti.
I terroristi non saranno i pochi di cui parla Ramzan ma di sicuro nemmeno le centinaia millantate dai media soprattutto occidentali.
Testimoni oculari hanno permesso di ricostruire le dinamiche notturne.
Alcuni soggetti a bordo di tre taxi sarebbero entrati in città dal distretto Urus Martan diretti verso la grande moschea.
Lì sarebbero iniziati i primi scontri a fuoco.
Fuggiti in direzione del palazzo della stampa e ormai assediati dalla polizia si sarebbero spostati all'interno di una scuola.

Alla luce dell'attentato kamikaze avvenuto il 5 ottobre in occasione della festa nazionale ad opera di un solitario che era fuggito da casa un paio di mesi prima, probabilmente equipaggiato o ispirato da Emir Khanzat capo delle truppe di Ryadus saliheen, si potrebbe ipotizzare che questa sortita sia stata organizzata dal successore di Dokka Umarov.

Aliasaskhab Kebekov non è un fautore degli attacchi suicidi e per questa ragione da parecchio è entrato in rotta di collisione con Khamzat che a suo tempo era in pessimi rapporti anche con Umarov.
Certo è che la data scelta per l'attentato, la notte che precedeva il discorso di Putin dinanzi all'assemblea federale, non è casuale.
In un momento in cui, dopo l'annuncio della rinuncia delle partnership europee su southstream in favore della Turchia, la Russia è sempre più avversata dall'Occidente, chi finanzia i terroristi potrebbe aver scelto di agire in maniera più incisiva.
Molti hanno interpretato la dichiarazione di Kadyrov sulla provenienza esterna degli attentatori, come un'accusa contro l'Isis.
C'è da dire però che a parte una massiccia partecipazione dei ceceni alle guerre in Siria e in Iraq nonchè in Ukraina, nulla al momento fa pensare a fattive collaborazioni.

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