domenica 13 luglio 2014
Testimonianze
Non è stato Aurelian Gheorghe Murgulet, buttafuori in un locale della zona universitaria a Bologna, a sferrare il pugno mortale che - la notte fra il 21 ed il 22 giugno dell'anno scorso - fece cadere a terra Houssem El Haj, mandandolo in coma irreversibile. Uno stato che, il 17 agosto di quest'anno, l'ha portato alla morte. Lo ha stabilito, ieri mattina, il Gup Alberto Ziroldi, accogliendo la richiesta di assoluzione avanzata dalla stessa Pm d'udienza Morena Plazzi.
24 nov 2012
sul luogo, infatti, è presente una telecamera di sorveglianza ma agli atti non risulta nessun tipo di ricognizione fotografica, segno evidente che nessuno si è preoccupato di reperire per tempo (e quindi entro le 24 ore) le immagini che ritraevano il volto dell'assalitore di Houssem.
«All'improvviso un ragazzo che sembrava avere all'incirca 30 anni o poco più, tirava un calcio in bocca al magrebino», riferisce Costel. Si tratta di un ragazzo alto circa 1 metro e 80, corporatura robusta, rasato. «Inizialmente pensavo che questa persona fosse un carabiniere pure lui prosegue il testimone - motivo per cui non sono intervenuto». «Il calcio glielo ha dato alzando la gamba improvvisamente in direzione della bocca del marocchino», conferma un altro.
25 nov 2012
«Visto che nessuno mi chiedeva nulla — continua Mazzanti —, me ne andai a casa. Solo il giorno dopo, parlando con un amico carabiniere, seppi che il giovane era in coma e che la dinamica non era chiara. Perciò gli raccontai che avevo assistito alla scena e lui mi chiese se ero pronto a testimoniare. Così fui sentito in caserma. Poi non ho saputo più nulla. Trovo singolare che, dopo tanto tempo, ancora non si sia fatta luce sui fatti. C’era anche una telecamera in zona, ma non so se siano state acquisite le immagini».
carlino bologna luglio 2014
Le anomalie in questa inchiesta che sembra essersi protratta anche per troppo tempo a causa delle difficoltà nel ricostruirla, stanno innanzitutto nel fatto che ai carabinieri, almeno a quanto sembra di capire dai pochissimi resoconti presenti in rete, sia stata lasciata la gestione investigativa.
E' purtroppo una pratica molto comune qui in Italia, ma vista la delicatezza della vicenda che vedeva tra i protagonisti anche un carabiniere, sarebbe stato opportuno che a seguirla fosse la squadra mobile.
Non che si dubiti dell'Arma, ma di questi tempi la trasparenza è d'obbligo ed è necessaria per essere al passo con Paesi come l'America che in questo campo hanno molto da insegnarci.
Altro fatto poco chiaro, è per quale motivo Massimiliano Mazzanti testimone e autore della telefonata, non fu subito chiamato per verbalizzare quanto visto e sentito.
Dal racconto pare che non fu sentito nemmeno in maniera informale dalle prime pattuglie accorse.
Altro elemento di estrema gravità è costituito dall'assenza delle immagini .
Le forze dell'ordine non smettono mai di esortare gestori e padroni di locali a fornirsi di apparecchiature per la videosorveglianza all'avanguardia, in modo che le immagini siano utilizzabili a processo.
In questo caso sembra che non ci siano immagini ma perchè?
La telecamera non era in funzione, qualcuno l'ha disattivata durante o dopo la lite o ha distrutto il filmato ?
Sarebbe bastato rimandarla indietro per iniziare di nuovo a filmare. I dispositivi moderni possono immagazzinare immagini anche per una settimana.
Sono state fatte indagini per accertare, qualora fosse necessario, la ragione per la quale non sarebbero stati acquisiti filmati ?
Mi pare che la testimonianza di Mazzanti sia stata presa in considerazione in quanto alla fine l'unico indagato e posto sotto accusa fu il rumeno .
I ricordi però possono essere anche confusi e ciascuna testimonianza deve essere incrociata con le altre.
Sembra esserci un terzo uomo e i dubbi potrebbero appunto nascere in quella direzione.
La responsabilità del colpo mortale potrebbe essere attribuibile non ad una sola persona o comunque è sicuramente dubbia.
La dottoressa Ronchi è abituata a ben altri scenari.
Conosciamo molto bene il suo operato.
Si renderà sicuramente conto del fatto che è giunta l'ora di dare una sterzata a questa inchiesta.
Lo dobbiamo a quel ragazzo .
Se è scappato dalla tunisia ed è venuto a morire ubriaco in un locale è anche colpa nostra.
Siamo un Paese che ha ridotto il Maghreb ad un colabrodo e non sa più cosa sia la morale.
Affondiamo nell'alcohol.
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