"Il terrorismo di matrice jihadista continua a rappresentare una temibile minaccia. Molta attenzione è, al momento, rivolta al fenomeno dei cosiddetti 'foreign fighters' per il correlato rischio di reducismo". Un fenomeno che "interessa anche l'Italia".
"Negli ultimi anni - spiega Minniti - si sta assistendo alla partenza dall'Europa di volontari, spesso indottrinati sul web, per i teatri di jihad così da "unirsi alla causa". "Gli elementi di preoccupazione - prosegue il sottosegretario con delega ai servizi segreti e sicurezza - sono legati alla possibilità che questi soggetti, dopo essere entrati in contatto sul campo con gruppi qaedisti e aver acquisito specifiche capacità offensive, decidano di tornare in Occidente, Italia compresa, per attuare attacchi o creare filiere radicali".
"Il fenomeno - aggiunge Minniti -, benché si presenti con maggiore incidenza in altri paesi europei, esiste anche in territorio nazionale, come reso evidente dalla morte in Siria, principale meta di dispiegamento per i foreign fighters, di un cittadino italiano unitosi all'insorgenza islamista dopo un periodo di radicalizzazione. Nel contempo, profili di rischio sono legati anche a eventuali iniziative estemporanee in nome della cosiddetta 'jihad individuale' da parte di soggetti radicalizzatisi soprattutto sul web".
repubblica
L'allarme lanciato dal sottosegretario Minniti su impulso ovviamente dei servizi di informazione, è molto simile a quello sottolineato da un intervento di Sir Malcolm Rifkind capo del comitato parlamentare che vigila sull'intelligence e la sicurezza britannica.
C'è un vizio di fondo nelle analisi e nelle valutazioni fatte dalle intelligence di tutto il mondo :
posto che non è decisamente ora di abbassare la guardia di fronte al pericolo rappresentato dal terrorismo cosiddetto di matrice Islamica, perchè nessun governo o agenzia governativa che si occupa di sicurezza nazionale, è stato in grado di predire la nascita e l'evoluzione dell'Isil e dell'Isis in Iraq e Siria ?
Perchè non si è riusciti a bloccare la conquista dell'Iraq da parte di Abu Bakr al Baghdadi e dei suoi ?
E ancora :
siamo sicuri che le aspirazioni dei moderni jihadisti siano sempre quelle di abbattere l'Occidente in casa propria ?
A queste domande ha risposto in maniera decisamente interessante e controversa sir Richard Dearlove ex direttore dell'MI6 britannico, nel corso di una lezione tenuta al Royal United Services Institute dal titolo "Terrorismo e sicurezza nazionale : proporzione o distorsione ?".
La base sulla quale sir Richard ha costruito il proprio ragionamento è proprio la natura del nuovo rischio proveniente dall'Iraq e dalla Siria.
Non si tratta più del vecchio odio contro l'Occidente di stampo qaedista che ha portato all'attacco delle torri gemelle e agli attentati in Spagna e in Inghilterra.
E' un quadro diverso ed è strettamente legato alle dinamiche interne alla comunità Musulmana.
L'esperto britannico ha raccontato un aneddoto significativo, uno scambio con sua altezza il principe Bandar bin Sultan che è da sempre architetto occulto di certi scenari e che gli avrebbe confessato molti anni
addietro : non ci vorrà molto ancora finchè in medio oriente la parola d'ordine sia "Dio salvi gli sciiti"
Quella di oggi è la guerra tra sunniti e shiiti. Tra musulmani.
E' sempre presente il disprezzo per il kuffar occidentale, il miscredente.
Ma la novità sta nel desiderio del Musulmano di vedere liberate le proprie terre.
Quindi la sua attività per adesso è focalizzata in medio oriente.
E in riferimento a quanto osservato da prince Bandar, l'ex capo dell'MI6 ha fatto considerazioni che hanno provocato forti reazioni da parte dei diplomatici Sauditi, circa la provenienza dei fondi che hanno permesso all'Isis di formarsi e svilupparsi.
Di sicuro ci sono portafogli Sauditi.
Non necessariamente di provenienza governativa, ma sempre da personaggi influenti.
E appunto qui che viene da chiedersi perchè i governi occidentali non abbiano fermato questo processo e se effettivamente ne siano stati informati dai loro servizi di intelligence.
Anche questa analisi risulta a tratti superficiale perchè il consiglio dato da sir Richard è in sintesi :
lasciate che se la vedano tra di loro. Non commettiamo l'errore fatto con l'invasione dell'Iraq.
Però un Paese come la Gran Bretagna non può pensare di attuare una politica del genere.
E' invece importante il consiglio circa la gestione dei giovani jihadisti in Inghilterra.
Insistere nell' esaltarli con riferimenti continui da parte di governo e media, non può che spingerli a partire per il medio oriente o ad ideare attacchi terroristici su suolo britannico.
Se come sembra, a oggi non c'è un forte o reale pericolo del terrorismo di ritorno, lo si potrebbe generare con delle politiche sociali sbagliate.
Meglio sarebbe creare maggiori opportunità di integrazione in quello che è in fondo il loro Paese e di amalgama tra i valori occidentali e quelli della loro religione.
Sono riflessioni ovviamente pensate per la Gran Bretagna ma utilizzabili anche per la nostra realtà.
Abbiamo visto in passato quanto sia stata sbagliato creare il mostro di al qaeda.
In fondo Delnevo e Anas al Italy sono anche il prodotto di quelle esagerazioni sulle quali qualcuno ha voluto costruire castelli di gloria.
Cerchiamo di non ripetere l'errore.
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