Hanno convinto due ragazzine bolognesi, all’epoca dei fatti contestati (novembre 2011), di 15 e 16 anni, ad esibirsi in show pornografici visibili online, in tempo reale o su video commercializzati sempre sul web.
corriere bologna
Quando avevo l'età delle due ragazzine andavo a lezione privata di matematica, la mia bestia nera.
Per arrivare a casa dell' insegnante dovevo percorrere un tratto di strada in un quartiere non proprio malfamato ma nemmeno frequentato da gente dabbene .
Capitava spesso che lungo il percorso si fermasse una macchina e l'uomo alla guida mi offrisse di andare con lui.
C'era una doppia attrattiva in quell'invito :
fare sesso e anche soldi.
I soldi per la verità nemmeno mi allettavano perchè per grazia di Dio i miei hanno sempre provveduto a tutto.
Ma il sesso si.
Quella era una gran tentazione.
A metà degli anni ottanta le sedicenni erano ancora vergini.
Nessuno te lo faceva pesare ma ad ascoltare i racconti delle compagne di classe si provava un misto di invidia e curiosità.
E poi c'era il mito della prima volta.
Dicevano tutte che era orribile e che però poi tutto filava come un treno.
Allora ogni volta che mi passava quella macchina davanti, ad un certo punto un pensiero ce lo facevo.
Mi sarei tolta un peso .
Era un pensiero che però scompariva subito.
Un pò gli insegnamenti cattolici e un pò la "non" educazione bigotta dei miei genitori, mi portavano alla conclusione che non era cosa mia.
Che non ne valeva la pena.
E tiravo dritto.
Chissà che cosa mi sono persa.
Leggevo giorni fa le trascrizioni dei dialoghi poi oscurate dal tribunale sul sito de il tempo, tra il fotografo delle ragazzine e le sue presunte vittime.
Non credo di aver mai parlato in quel modo ma se l'ho fatto sarà stato quando ero sulla trentina o giù di lì.
Anzi non credo di aver nemmeno mai pensato in quel modo.
Come ha giustamente detto il dott. Ceccaroli la questione sta tutta nella cultura e nella educazione impartita ai ragazzi.
Che non viene dai genitori, non solo almeno.
Se ho ben capito, la vicenda in cui sono rimaste coinvolte le ragazzine bolognesi è stata scoperta per caso dalla madre.
Non perchè fossero state costrette o ad un certo punto ricattate, che è un classico di certa cronaca.
Cioè qui abbiamo due sedicenni che hanno accettato spontaneamente di mostrare il proprio corpo a degli estranei.
Che si fossero rese conto o meno del fatto che quando si sta su internet la stupidata commessa assume proporzioni globali, come ama ricordare il direttore generale della polizia delle comunicazioni, non conta nulla.
Le donzelle erano nude e pronte per l'obiettivo davanti a degli sconosciuti che le istruivano.
Per quelle due ragazzine e per tante altre, il corpo è un mezzo per ottenere soldi che avrebbero aperto loro le porte della felicità.
Nei mesi in cui mi sono occupata del disagio giovanile che poi sfocia in disavventure virtuali, ho conosciuto molti tipi di ragazzi.
Non tutti la pensano in quella maniera o arrivano ad estremi simili, ma si nutrono di quella cultura e non la percepiscono affatto come sbagliata.
Ciò che conta per loro è tutto quanto è bello e ricco.
C'è poco spazio per valori e principi.
Il che sinceramente non mi fa rimpiangere di non avere figli.
Pur essendo la religione Islamica una risorsa per la cultura della famiglia, qui in Italia non riuscirei a crescere dei ragazzi in maniera sana.
Io credo che sia difficile oggi cambiare questo stato di cose.
Bisogna arrangiarsi con quello che c'è e se il rimedio è un semplice freno ai trecento all'ora con le dritte della polizia postale sul web sicuro e quant'altro, allora ben venga.
Accontentiamoci di quello.
Come si dice a Bologna, piuttost che nient'...
Foto articolo intervista dott. Geo Ceccaroli carlino edizione bologna 16 luglio 2014

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