lunedì 21 luglio 2014

Complice

Si chiamava Mahmoud Al 'Asali era un professore del dipartimento di pedagogia dell'Università di Mosul, la seconda città dell'Iraq. Mahmoud ha visto tutto quanto sta succedendo nella sua terra e ha avuto coraggio di dire che non è questo l'islam in cui crede lui. Pur sapendo che cosa rischiava, lui educatore si è esposto pubblicamente per non diventare complice di questa violenza barbara. E ha pagato questa scelta con la vita: è stato ucciso ieri a Mosul dalle milizie dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. A dare la notizia è oggi il sito iracheno ankawa.com.
aleteia


Quello che dal punto di vista strettamente religioso non convince di questo califfato sono i modi e gli scopi per cui è stato istituito.
Letteralmente la parola khalifah significa successore (al profeta Muhammad) e il califfato è la comunità a cui farà da guida.
Ci sono tre modi per nominare un califfo :
può essere scelto da una commissione di persone autorevoli nella comunità, per successione o in seguito ad una guerra quindi con la forza.
In tutti e tre i casi il comando del califfo deve essere accettato dal Musulmano che non può ribellarsi per il semplice fatto che ciò porterebbe a scontri e frizioni che nella religione Islamica non sono benvenuti.
Il califfo è la guida che deve conservare l'armonia nella comunità attraverso la Sharia, la legge di Allah.
La sharia non è come molti credono solo un corpo di leggi repressive ma un insieme di norme che regolano la vita spirituale, sociale e politica dei cittadini.
Se quelle norme vengono seguite, non sarà necessario applicare quelle corporali che tanto terrorizzano l'Occidente.

Qualora si arrivi all'istituzione del califfato con violenza e quindi in seguito ad una guerra, vi devono essere motivi validi affinchè questa sia stata iniziata : l'oppressione da parte di un invasore ad esempio.
Ed è qui che Abu Bakr al baghdadi convince poco e niente molti di noi musulmani.
La sua è una guerra contro gli sciiti e anche contro i cristiani che vivono in pace in Iraq.
E' una guerra contro altri Musulmani.
Tende a dividere e non ad unificare .
Questa è un'altra ragione per la quale oggi il califfato non esiste più.
Siamo talmente divisi tra noi che non funzionerebbe.
Prima dobbiamo riconciliare le nostre  differenze.
E infatti nemmeno bin laden mai parlò di califfato o imamato.
Lui si batteva contro l'Occidente o fomentava i piccoli conflitti sparsi nelle varie regioni della terra.
Ma non intendeva unire la umma, la nazione Islamica.
Anche la sua era una guerra tesa a dividere .
Sia lui che Doku Umarov che millantava di aver costruito un emirato, ad un certo punto ruppero la prima regola d'oro istituita dal nostro amato profeta : i civili, donne e bambini non si uccidono nè in guerra nè in pace.
I due giustificarono i cosiddetti danni collaterali derivanti da un attacco suicida, affermando che un civile che votava per Bush o Putin era in fondo loro complice.
Non è affatto così.
Questo è un Islam fai da te.

Un Musulmano non appoggerà mai un bin laden o un abu bakr al baghdadi nonostante i discorsi in stile califfo o imam.
Chi appoggia questa gente è complice.


Nessun commento:

Posta un commento