Si chiamava Mahmoud Al 'Asali era un professore del dipartimento di pedagogia dell'Università di Mosul, la seconda città dell'Iraq. Mahmoud ha visto tutto quanto sta succedendo nella sua terra e ha avuto coraggio di dire che non è questo l'islam in cui crede lui. Pur sapendo che cosa rischiava, lui educatore si è esposto pubblicamente per non diventare complice di questa violenza barbara. E ha pagato questa scelta con la vita: è stato ucciso ieri a Mosul dalle milizie dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. A dare la notizia è oggi il sito iracheno ankawa.com.
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Quello che dal punto di vista strettamente religioso non convince di questo califfato sono i modi e gli scopi per cui è stato istituito.
Letteralmente la parola khalifah significa successore (al profeta Muhammad) e il califfato è la comunità a cui farà da guida.
Ci sono tre modi per nominare un califfo :
può essere scelto da una commissione di persone autorevoli nella comunità, per successione o in seguito ad una guerra quindi con la forza.
In tutti e tre i casi il comando del califfo deve essere accettato dal Musulmano che non può ribellarsi per il semplice fatto che ciò porterebbe a scontri e frizioni che nella religione Islamica non sono benvenuti.
Il califfo è la guida che deve conservare l'armonia nella comunità attraverso la Sharia, la legge di Allah.
La sharia non è come molti credono solo un corpo di leggi repressive ma un insieme di norme che regolano la vita spirituale, sociale e politica dei cittadini.
Se quelle norme vengono seguite, non sarà necessario applicare quelle corporali che tanto terrorizzano l'Occidente.
Qualora si arrivi all'istituzione del califfato con violenza e quindi in seguito ad una guerra, vi devono essere motivi validi affinchè questa sia stata iniziata : l'oppressione da parte di un invasore ad esempio.
Ed è qui che Abu Bakr al baghdadi convince poco e niente molti di noi musulmani.
La sua è una guerra contro gli sciiti e anche contro i cristiani che vivono in pace in Iraq.
E' una guerra contro altri Musulmani.
Tende a dividere e non ad unificare .
Questa è un'altra ragione per la quale oggi il califfato non esiste più.
Siamo talmente divisi tra noi che non funzionerebbe.
Prima dobbiamo riconciliare le nostre differenze.
E infatti nemmeno bin laden mai parlò di califfato o imamato.
Lui si batteva contro l'Occidente o fomentava i piccoli conflitti sparsi nelle varie regioni della terra.
Ma non intendeva unire la umma, la nazione Islamica.
Anche la sua era una guerra tesa a dividere .
Sia lui che Doku Umarov che millantava di aver costruito un emirato, ad un certo punto ruppero la prima regola d'oro istituita dal nostro amato profeta : i civili, donne e bambini non si uccidono nè in guerra nè in pace.
I due giustificarono i cosiddetti danni collaterali derivanti da un attacco suicida, affermando che un civile che votava per Bush o Putin era in fondo loro complice.
Non è affatto così.
Questo è un Islam fai da te.
Un Musulmano non appoggerà mai un bin laden o un abu bakr al baghdadi nonostante i discorsi in stile califfo o imam.
Chi appoggia questa gente è complice.
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