martedì 18 marzo 2014

Quel baffo alla moda


L’ex dirigente della squadra Omicidi e del commissariato Santa Viola, assessore alla sicurezza nella giunta Guazzaloca, su Facebook ha aggiunto un profilo professionale a quello privato, incassando al debutto decine di "mi piace", attestazioni di stima e messaggi augurali.
repubblica bologna

Al di là delle considerazioni di costume, la vicenda del dott. Preziosa e di personaggi del calibro del colonnello Jannone e De Caprio, mostra come l’impatto che i fatti hanno avuto su un pubblico scelto ma ampio, di amici e collaboratori, nonché di estimatori, sia stato alquanto differente da casi del tipo Aldrovandi o Diaz.
E di certo non perché questi costituissero fuoco amico.

Nell’era di internet documenti e resoconti audio-video di inchieste e relativi dibattimenti, sono ormai a disposizione del grande pubblico.
Se si dialoga ad esempio con un conoscente del dott. Pisani, questi lo scagionerà non tanto in virtù dell’affetto e della stima che nutre per lui, ma perché conosce bene, dopo avervi assistito o averlo ascoltato per radio, i cardini del procedimento che lo ha visto protagonista.
E sa quanto di vero o meno ci possa essere nell’impianto accusatorio.
Il cronista di giudiziaria, sia esso della procura o simpatizzante paladino della difesa, non incide più di tanto, come accadeva ai tempi di mani pulite.
Le tesi dei Guadagnucci o delle Sgrena, che vedono nelle istituzioni e nella polizia in particolare, un nemico da abbattere, non hanno credito presso il pubblico che è realmente informato su quanto accade.
Nell'era di internet, tocca dar ragione a Grillo, si trova tutto in rete.
Se uno vuol ragionare sulle cose e comprendere, senza lasciarsi trascinare da pregiudizi, ha quanto più materiale desidera, a disposizione.
E' per quello che al di là dell'amicizia e della stima, la nuova attività del dott. Preziosa riscuoterà consensi.

Se si scende nell’arena politica, vi è un passaggio ulteriore ovvero, come nel caso di Berlusconi, il volerne abbracciare le posizioni politiche e supportarlo per una eventuale candidatura, a prescindere dalla condanna. L’elettore medio, pur comprendendo che il giudizio può essere fondato, non lo ritiene sufficiente ad escludere un candidato di valore dalla guida di governo.
Per un verso questo atteggiamento può essere a sfregio della legalità, ma per lo più è sintomo del voler tenere separati i piani istituzionali.

Insomma sono finiti i tempi in cui un pingue magistrato del Sud, tuonava in aula come stesse vendendo una batteria di pentole, e le sue vittime, i Cusani e i Chiesa, se ne stavano mestamente nell’angolo a subire l’onta, anche a fine pena.
Gli accusati di oggi rimangono protagonisti e si riservano il diritto di difendersi apertamente.
E quelli che usano le vicende giudiziarie per aprirsi altri varchi di carriera, non hanno molta speranza.

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