Catania era una città che celava un mistero rendendolo visibile: e questo mistero aveva la forma di un bel cannolone bello duro e croccante con tanta ricotta dentro. “Chissà cosa vuole dire?” si chiese Condom. Ma non era il momento di interrogarsi sul significato di quel troncone della felicità chiamato cannolo: adesso doveva concentrarsi sulla Via Agra.
Ottavio Cappellani
In oriente si legge molta fiction e non tanto perché i governi non vogliano rendere disponibile materiale scottante e potenzialmente pericoloso per la loro stessa sopravvivenza, quanto per il fatto che la gente è portata a sognare.
Gli Arabi sono dei gran sognatori, e non potrebbe essere altrimenti.
Quando alla sera l’alternativa è tra il sedersi in spiaggia a pensare di fronte al mare e farsi una corsa nel deserto, per dimenticare i problemi senza affondarli nell’alcohol, allora ti metti a sognare.
Durante i miei anni omaniti mi sono fatta una scorpacciata di storie, un po’ da tutto il mondo e in Inglese.
Amo la lingua Inglese e spesso la preferisco alla nostra, perché è precisa, sintetica, ortodossa, un po’ come il carattere degli anglosassoni.
Noi siamo casciaroni, e con quel tono parliamo.
Così un giorno decisi di andare per autori, e di leggermi quanti più libri possibile di ogni grande firma.
Iniziai con Salman Rushdie.
Non potevo sopportare di essere una dei pochi al mondo che non l’ha letto, e amante della cultura Indiana quale sono, decisi che era arrivato il momento di dargli l’anima.
Ci ho rimesso il fegato.
Rushdie a mio immodesto parere è l’autore più sopravvalutato che esista, una noia mortale.
Iniziai tre libri, non ne finii nemmeno uno.
Proseguii con Roth, Philip, uno che Guerri ama tantissimo, almeno lo amava un tempo, il che mi convinse nella scelta.
All’epoca Roth era in odor di Nobel, o per lo meno c’era qualcuno che già lo dava per vincitore, e infatti era in testa alle vendite.
Poi secondo me per quello non vinse.
Nella scrittura il vincitore di premi, deve essere uno sfigato che solo gli amici leggono.
Anche di Roth presi tre libri e mi fermai dopo poche pagine.
A quei tempi iniziavano i miei primi acciacchi dovuti all’età e alle vicissitudini: ansia, pressione, prolattina in altalena.
Quei romanzi erano tutti incentrati su storie di malati terminali e falliti: uno strazio.
Dovevo prendere lo Xanax, appena lo sguardo mi cadeva sulla copertina.
Stesso destino con Mitch Albom, scrittore camomilla che va per la maggiore nei Paesi Arabi, dove spesso si vive di bontà e speranza.
Arrivata a Khaled Hosseini, avevo ormai imparato la lezione.
Mi piacque molto quella roba degli aquiloni, ma mi fermai lì.
Insomma alla fine decisi di non leggere più le saghe degli scrittori, anzi mi imposi proprio di smettere di leggere per un po’.
E arrivai alla conclusione che non avrei comprato mai più libri di autori osannati dai critici e dai media.
Mi ero messa in mente che quella era stata la causa delle mie pene da lettrice: avevo scelto scrittori pompati.
Così qualche settimana fa, mentre navigavo, come mio solito sono approdata su un sito porno mentre ero alla ricerca di un cartone Disney, mi sono imbattuta in questo tizio, che credo di aver capito essere molto famoso, Siculo di nascità, internazionale di cervello, tale Ottaviano Cappellani.
Non so se è il mio genere, ma prima di comprarlo, il libro non lui, me lo volevo studiare per non incorrere negli errori del passato.
Sembra un Siciliano atipico questo Cappellani, di quelli che non esalano mafia da tutti i pori, che cioè non ci si piangono addosso né ci fanno un libro da vendere da Fazio.
Addirittura quando disse che il vero problema in Sicilia era la cocaina e non la mafia, quasi gli zomparono al collo.
Mi par di capire che si piace tantissimo ed è mediatico.
Ha più account di me su Internet e il suo Facebook è pieno di foto in posa o in movimento.
Piace alle donne credo, per quel suo aspetto abramitico, a metà tra un Kerouac de noantri e un padre Pio senza stigmate.
E allora sono andata in cerca di recensioni e quant’altro.
Mi ha allarmato il fatto che qui in Italia è una specie di semi-Dio.
Ne parlano tutti bene.
Quindi potrebbe non essere l’autore per me.
Poi ho beccato una review americana, che diceva che i suoi romanzi sono buoni giusto per farsi le pippe, che è un giudizio anche onorevole per uno che scrive di minchie sfumate.
E anche una scaramuccia con un blogger sulla sua pagina Facebook.
Credo che forse chi non lo ama, lo invidi perché ha un contratto con la scuderia Berlusconi e scrive amenità varie in quell’orbita.
Pero’ pare anche abbastanza intelligente.
Magari ci mette del suo, senza pagare pegno.
Boh faro’ così : continuo a studiarmelo per cercare di capire se comprare la sua saga o no.
Ah, domani è pure il compleanno. Auguri, anche se immagino giocherà a fare la parte di quello che non ama le celebrazioni.
grazie
RispondiElimina^_^
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