mercoledì 26 dicembre 2012

Locked out of heaven

Questo è un post pecoreccio post-Natalizio .
Non me ne vogliano i protagonisti, soprattutto il dott. Mandalà, per cui nutro una gran simpatia, con riserva ovviamente .
Il fatto è, che dopo aver vissuto per sei anni in un Paese Arabo, dove se ti arrestano, spesso nemmeno presentano la notifica al legale o all'Ambasciata, e i parenti devono andare in giro commissariato per commissariato, per appurare dove sei, credevo di essere rientrata nel mondo civile .
E invece mi sto accorgendo che qua, siamo piu' incivili degli incivili .

Nino Mandalà è un pò la Cenerentola della mafia, ammesso che egli sia mafioso, perchè per me, vale sempre la regola, che un processo bisogna seguirlo in tutti i suoi passaggi e non attraverso la stampa .

Mandalà sfugge a dei canoni prefissati .
Innanzitutto è un intellettuale che ha aperto un blog .
E qui si sfata il mito del mafioso della cicoria, prototipo unico del fenomeno, quello tanto caro ad una certa classe di inquirenti e di professionisti dell'anti-mafia, quelli per intenderci che vanno in tivvu' a venderci i libri e hanno guadagnato fior di medagliette, e che se non sei d'accordo con loro, allora diventi automaticamente mafioso .
A voler leggere ciò che Mandalà scrive, si fa fatica a capirlo, perchè i suoi scritti trasudano cultura e contenuti da tutti i dot .
E' anche una persona gentile, che non se la tira .
Se provi a obiettare qualcosa alle sue tesi, ti risponde pure, e con molta umiltà .
Sfatato il mito del mafioso buzzurro .
Oddio, quando c'è da tirare fuori gli attributi, lo fa .
Basta leggersi le trascrizioni delle intercettazioni ambientali a cui fu sottoposto .

La peculiarità del fenomeno Mandalà, all'interno della blogosfera, è che di solito il blogger è colui il quale esprime una opinione su fatti filtrati dalla stampa .
Ovvero il blogger lavora perchè la stampa esiste, e di solito i due percorsi non si intrecciano, a meno che il giornalista non si metta a bloggare .
Nel suo caso, fu la stampa che diede l'annuncio dell'uscita del blog, il che gli portò svariati clienti .
Il bello è, che quando i media scrivono di un personaggio, dovrebbero anche sapere chi questi è .
Quindi dovrebbero avere a mente un'immagine .
Con Mandalà ciò diventa un problema, perchè quasi tutte le testate online, propongono la foto di uno, che dovrebbe essere piu' Stefano Lo Verso, che Antonino Mandalà .

Lo Verso per capirci, sarebbe, secondo quanto raccontato dai giornali, uno che di mestiere faceva il maggiordomo di Provenzano, una sorta di Paolo Gabriele della cupola mafiosa , che lo accudiva e riforniva di viveri .
Grazie a questo ruolo chiaramente di spicco all'interno del sodalizio criminale, sarebbe venuto a conoscenza dei legami politici di Bernie .
E logicamente, quando è arrivato il momento di pentirsi, perchè per ciascun mafioso degno di tale condizione, arriva  un momento del genere, ci ha svelato i segreti del livello nascosto .
Praticamente nulla : un sacco di chiacchiere, al solito, su Binnu che gli disse di avere protezioni in alto, che è un pò la tecnica che un capo adotta con i polli che addomestica, far finta di essere potente .
Lo Verso come tutti gli spioni che si rispettino, si è pentito per dare una svolta alla sua vita, per riscattare la sua terra, per dare un esempio ai giovani e cosi' via, tutte quelle amenità cioè, che siamo soliti ascoltare da gente che poi sottoscrive un bel contrattino con lo Stato e si mette a posto per la vita .
Ne ho sentite decine di queste storie, alcune anche dai diretti interessati di cui ho scritto sul blog .
Mi permetto di affermare che per la maggior parte sono balle, specie quando  ci appiccicano il crocefisso sopra, tanto per metterti spalle al muro .
Il nostro però è andato oltre : si è messo a dare lezioni di etica ai figli di Binnu .
E' entrato un pò nel personaggio .
Alla fine ha anche deciso di tornare in patria, a Ficarazzi, e senza scorta .
Ci ha fatto su, un panegirico intriso di moralità e valori .
A me che non me ne intendo di mafia però, pare chiaro che se un collaborante se ne torna a casa senza protezione e resta vivo, rimane sempre un collaborante, ma non dello Stato, quanto della cupoletta .

Tornando al Mandalà, oltre a confondere i giornalisti e a non fornirci una bella foto, egli ha l'ardire di farsi intervistare dal gotha dell'anti-mafia certificata, quella capitanata da Michele Pandoro .
E ci va vestito di tutto punto, vantandosi della mise da riccone, per fare concorrenza a Gabriel Garko .
Eppero' alla fine non si fa riprendere .
Deve essere talmente espressivo nelle sue affermazioni, che la giornalista di Pandoro, ormai specializzata in interviste impossibili, ci fa una ricostruzione tipo fiction .

A voler cercare ulteriori notizie su Mandalà, le uniche sono sui rapporti che avrebbe intrattenuto con Schifani, uno il cui atto piu' significativo, è stato quello di aver cambiato pettinatura, cosi' da non avere le foto rovinate dal ciuffetto ribelle .
Ma anche quello, a dar retta alle cronache, non fu opera sua, quanto del mentore di Arcore .

Orbene, ogni volta che l'imprenditore di Villabate, scrive qualcosa sul blog, questo viene ripreso dalla stampa  come fosse un evento : apre il blog, chiude il blog, si soffia il naso, bacchetta Alfano (bisogna attribuirgli il merito di aver compreso in anticipo, come Montalfano fosse il pupazzetto di Arcore e basta) .
E bisogna dare atto al Mandalà che, indipendentemente da come la pensi, scrive delle cose di pregevole fattura .

Per quanto concerne poi il fatto che esso debba essere considerato o no regime duro, sarà pur vero che il suo scopo non è afflittivo ma è vero altresì che la sua natura ha finito per essere crudele con buona pace dei virtuosismi eristici del prof. Grevi. Non manco mai di proporre , quando se ne presenta l'occasione, la lettura di un brano della lettera di un detenuto in regime di 41 bis e continuerò a riproporla ancora in futuro nella speranza che essa giunga al cuore del Ministro di Grazia e Giustizia: "Dopo i primi quindici minuti consentiti il bambino mi fu sottratto e affidato alla madre. Egli mi sorrise da dietro il vetro divisorio e tese le braccia verso di me, incontrò il vetro divisorio e batté le mani contro di esso credendo in un gioco,sorrise ancora e ancora batté le mani, poi il sorriso si tramutò in un singulto, le mani continuarono a battere e poi a battere sempre più freneticamente fino a quando un pianto disperato sgorgò dai suoi acchioni spalancati e sgomenti". Non vogliamo dire che il 41 bis è un regime di carcere duro? Diciamo allora che è un regime odioso!

Il 41bis, per stessa ammissione di chi lo suggeri' ed incoraggio', nacque per fiaccare i legami dei boss mafiosi con i referenti esterni, e quindi aggiungo io, per manifesta incapacità investigativa e legislativa .
Finisce per colpire pero', le vere vittime della mafia, o meglio della cultura mafiosa, che sono i parenti piu' prossimi dei mafiosi.
Se non vogliamo concedere che viviamo in uno Stato di non-diritto o di vendetta, dobbiamo almeno prendere atto del fatto che siamo governati da leggi incivili che colpiscono anche le vittime .
E tutto ciò è semplicemente ingiusto .

Nessun commento:

Posta un commento