L'indagine prendeva avvio dalla denuncia di una madre preoccupata da quanto accaduto alla propria figlia 12enne che nel corso di un collegamento in chat su facebook aveva ricevuto la proposta di un anonimo internauta di spogliarsi davanti alla webcam e praticare alcuni giochi erotici.polizia di stato
Dalle notizie fornite, il giovane non appare come il classico pedofilo telematico, perche' sembra che la madre sia riuscita ad intervenire in tempo .
O forse la bimba era stata messa in guardia .
Il soggetto individuato dalla polizia, ha fallito in due delle fasi, che caratterizzano il cosiddetto processo di grooming : non e' riuscito a convincere la vittima che le sue richieste erano legittime e non ha potuto rompere il legame con la famiglia .
Non e' riuscito cioe', a costruirle attorno, uno scudo che isolasse la loro "relazione" dal resto del mondo .
Questa e' in sintesi, l'operazione preparatoria, che i predatori, nella vita reale e virtuale, devono mettere in atto , per poi passare alla fase "sessuale" .
Il pedofilo, che di solito appartiene all'ambiente famigliare (scuola, parrocchia, palestra, amici) inizia ingraziandosi i genitori, facendo in modo che qualsiasi azione egli compia in seguito sui figli, sia percepita da tutti come normale .
Si crea cioe' un alleato . Successivamente pero', per conquistarsi la fiducia del ragazzino, comincia a simpatizzare con i suoi problemi e le sue paure, convincendolo che alla sua eta', soffriva per gli stessi motivi, ed inizia a lusingarlo e a fargli dei regali, per poi isolarlo, e mostrargli l'ambiente famigliare, come ostile .
A quel punto avra' fiaccato le resistenze della vittima, sfruttandone le debolezze .
Inizia quindi la fase di test, durante la quale inizia a toccarlo per verificare eventuali reazioni, e per dimostrargli che tutto cio' che stanno facendo e' normale .
Formato un equilibrio stabile, iniziera' a terrorizzarlo e minacciarlo, se rivelera' il loro segreto .
Il minore e' cosi' in trappola .
Il pedopornografo segue lo stesso schema, ma trovandosi a distanza, puo' fingere di essere un coetaneo, il che lo facilitera' nel compito di costruzione dell'amicizia .
Ci sono due momenti importanti, nei quali il genitore puo' intervenire : la prevenzione e il capire che c'e' qualcosa di strano nel comportamento del bambino/ragazzo .
Qualora si arrivi a comprendere che c'e' qualcosa di atipico nell'atteggiamento dei figli, non bisogna lasciarsi prendere dal panico o dai sensi di colpa .
Se si riesce ad essere abbastanza freddi, si deve iniziare a far parlare il bambino, considerando pero', che il predatore aveva gia' messo in conto che sarebbe accaduto, e ha quindi preparato la sua vittima all' "interrogatorio" .
Il genitore deve essere abbastanza accorto da non improntare la discussione sul terreno dello scontro, e da far capire che tutto cio' che dira', verra' usato per farlo uscire da quell'incubo .
Se pensa di non essere in grado di fare cio', e' meglio passare subito alla fase successiva, cioe' lasciare il compito a psicologi e polizia .
Allo stesso modo e' sempre bene allertare i figli sul cosiddetto stranger-danger, il pericolo potenziale che un estraneo, per quanto vicino alla famiglia, puo' costituire per il bambino .
Quindi e' bene segnalargli tutti quei comportamenti strani e richieste poco ortodosse, che possono essere rivolte da amici e parenti .
In America ci sono corsi tenuti nelle scuole con esperti, ma credo che anche qui da noi se ne parli nel corso di incontri tenuti con le forze dell'ordine .
Michael J. Heimbach congressional testimony
grooming process
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