mercoledì 25 aprile 2012

Sulle amnistie

Quando seguivo il processo Pilastro tanti anni fa, spesso vi erano dei siparietti spiacevoli, con i parenti degli imputati che facevano commentacci sull'andamento del dibattimento o con gli imputati stessi, che inveivano contro il pubblico ministero .
A volte pero', poiche' parte di questi venivano da Milano, avevano bisogno di indicazioni o aiuto sulle procedure e si rivolgevano ai carabinieri di presidio, i quali gentilmente rispondevano .
Era come se ci fosse una specie di tregua .
Da ragazzina viziata, mi chiedevo pero', come fosse possibile che dei carabinieri che avevano perso i colleghi ad opera di quei delinquenti, all'epoca la storiella dei Savi non era ancora venuta fuori, potessero essere cosi' benevoli con i parenti delle persone che glieli avevano uccisi .
A distanza di anni, e con la vita che porta sofferenza, ho capito la differenza tra rabbia e rancore, giustizia e vendetta .

Cosi' stamattina, mentre leggevo i commenti sulla manifestazione dei radicali, molti da esponenti delle forze dell'ordine, ho provato a spiegare che bisogna rispettare le regole sempre, e mettere il detenuto in condizioni di vivere, quindi se non costruiamo nuove carceri, l'unica alternativa e' l'amnistia .
Ovviamente le repliche sono state del tutto negative.
Il poliziotto e' preoccupato per l'aumento dei crimini e il cittadino normale non vuole sconti di pena .
Pero' nessuno ha un'alternativa .

Il problema e', che a questo punto siamo tutti uguali, siamo tutti bestie, noi che facciamo i paladini della legalita', e quelli che marciscono in galera .

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