Nato a Napoli il 3 Novembre 1949
Traccia un quadro della camorra napoletana dagli inizi degli anni cinquanta, delineando il ruolo suo e della sua famiglia, nell'ambito dei vari equilibri che lo compongono .
Oltre a essere capo della famiglia Giuliano, e' capo e promotore della fratellanza napoletana, di cui fanno parte Luigi Vollaro, i Licciardi, i Mallardo, Giovanni Paesano, Antonio Giaccio detto 'o scialo', i Vollaro, i Di Lauro, Nunzio Bocchetti, Giacomo Cavalcanti, Antonio Moro, i Lo Russo .
Trattasi di associazione per delinquere, nata tra il '78 e il 1980, di famiglie appartenenti al centro storico e a Secondigliano, la cui alleanza nasce dal bisogno di sconfiggere l'arroganza di Raffaele Cutolo che li aveva ormai condannati a morte, e la mafia .
In un secondo tempo Michele Zaza, Nuvoletta e i Siciliani, si uniscono alla fratellanza, per fare fronte compatto contro Cutolo .
Negli anni successivi la fratellanza si allarga ai Fabbrocino, Alfiero, Cavasso, Nuvoletta e ai Casalesi, ed evolve in una organizzazione piu' ampia, chiamata nuova famiglia, che pero' a detta di Giuliano, fu piu' una forzatura giornalistica, che un'entita' differente .
In qualita' di esponente della famiglia Giuliano, Luigi racconta come, a contatto con il padre ed i fratelli, inizia sin da bambino, ad occuparsi di contrabbando di sigarette .
Vede nascere un'attivita', con l'anima nel quartiere di Santa Lucia, che da poche centinaia di casse di sigarette trasportate attraverso i tombini fino a Forcella, sale ad un quantitavo di oltre centomila, facenti capo alla cosiddetta grande mamma, la nave che sostava al di fuori delle acque territoriali, per non essere presa dalla guardia di finanza, e attorno alla quale ruotavano attivita' di carico e scarico, che poi sfociavano in inseguimenti, diventati motivo anche di attrattiva turistica .
Il salto di qualita', si ebbe con Lucky Luciano prima , e Mario Potenza dopo, definito da Giuliano, come il vero re del contrabbando, contrapposto a Michele Zaza, detto l' Agnelli del Sud, che gli subentra vent'anni dopo ma che non ne ha lo stesso spessore .
Con l'ascesa di Michele Zaza, non solo si ha il passaggio completo della gestione delle attivita' alla mafia, ma subentra il mostro bianco (la droga) e si passa al narco-traffico, il che incrementa gli attriti, le guerre ed i morti .
La famiglia Giuliano ha sempre intrattenuto rapporti di affari e di amicizia con Mario Potenza, e Luigi conosce il genero Peppe Zegna , Avagliano, Giovanni Adamo detto Bill Cream ed altri, sin da prima dei tempi della camorra .
Conosce bene le rotte del contrabbando tra Brindisi, Montenegro, Albania e Svizzera, ma lui e la sua famiglia, non le praticano perche' non vogliono commerciare in droga .
Conosce Salvatore Lo Russo nell'ambito della fratellanza napoletana, tra il 1978 e il '79 .
Lo definisce un capo, uno dei capi .
Dopo essersi costituito nel 1996, e tiene a precisare che non fu arrestato come risulta da piu' fonti ma fu lui a consegnarsi, prende la decisione di collaborare nel 2002, in seguito a conversione religiosa .
Vuole che i giovani, in particolar modo quelli di Napoli, capiscano l'importanza di intraprendere una vita diversa, e scoprire i veri valori .
Durante il suo percorso, ha studiato, si e' diplomato alla scuola di Mogol, e' diventato autore di testi, ha fatto grandi sacrifici, e vuole trasmettere sia a giovani che ad anziani, un messaggio positivo .
A specifica domanda dell'avvocato Ragozzini, se conoscesse il tema dell'esame odierno, Giuliano nega .
Interrogato sul perche' in precedenti interrogatori, non avesse parlato del ruolo centrale di Mario Potenza nel mondo del contrabbando, ricorda di aver parlato in sei mesi di 50 anni di storia di camorra e qualcosa puo' essere sfuggito .
Gli viene contestato un verbale del 18 Ott. 2002 in cui non si fa cenno a 'o chiacchiarone .
Si giustifica dicendo che lui a tratti ha fatto un riassunto della storia del contrabbando .
Non sa o non ricorda, il motivo per il quale Potenza venisse chiamato 'o chiacchiarone .
In riferimento all'omicidio di Giacomo Frattini detto bambolella, ricorda di essere stato condannato ma non assieme a chi . Non ricorda dell'ergastolo di Salvatore Lo Russo per lo stesso omicidio e per quello di Gennaro Esposito .
A integrazione, il dott. Amato presenta il verbale del 6 Dicembre 2002, in cui Giuliano menziona, tra gli altri, o chiacchiarone .
All'avvocato De Gregorio, risponde che il Lo Russo partecipava alla spartizione del miliardo mensile pagato come tangente ai camorristi, per usufruire del contrabbando .
Lui inoltre riceveva cifre sotto banco, nell'ordine di duecento milioni di lire .
Non sa della circostanza in cui suo fratello Raffaele fece bruciare la casa di Mario Potenza per chiedergli dei soldi .
All'epoca lui era in carcere ed aveva interrotto ogni tipo di contatto con la famiglia .
All'avvocato Fortunato, dice di essere stato informato di questioni di camorra, anche mentre era in carcere, da tale Pasquale Cappucci, e di avere riferito il tutto al pm Narducci e tutti quelli che ne hanno raccolto la testimonianza dopo il suo pentimento .
Della strage di Acerra, afferma inizialmente di avere un vago ricordo, e poi di essersi scontrato con i componenti dell'alleanza perche' per lui quello era un comportamento al di fuori dei codici d'onore della camorra .
Chiarisce il suo ruolo all'interno della guerra tra Forcella e Secondigliano alla quale da' una svolta , uccidendo per vendicare la morte del capo-clan dei Mallardo e del fratello di Gennaro Licciardi .
Conosce Giuseppe Missi e si tiene in contatto epistolare con lui prima che quest'ultimo esca di prigione per organizzare la vendetta per la morte della moglie, e prima che lui stesso vada in prigione, ma poi si perdono di vista .
I rapporti con Salvatore Lo Russo risalgono agli anni 80, ma non ricorda delle faide tra il '99 e il 2000, in cui morirono De Tommaso ed Esposito, e che lo videro battibeccare nel confronto in tribunale con Missi .
La quota mensile chiesta a Potenza era frutto di un accordo, ma si puo' ritenere tangente o richiesta estorsiva, alla quale non ci si poteva sottrarre .
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