Esclusive a parte, la puntata di ieri sera di Servizio Pubblico, ha mostrato due grossi limiti, che una volta erano invece i nostri fiori all'occhiello, rappresentati da un certo tipo di fare giornalismo e dai metodi seguiti da alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine e dalla magistratura .
Le interviste fatte dagli inviati di Santoro, seguono ormai uno schema ben rodato che ha come risultato, quello di dare un'immagine distorta dei fatti presentati e la creazione di un grande circo mediatico .
I due giornalisti, uno del nord e piu' assillante, l'altro meridionale, piu' accondiscendente, un po' come i due carabinieri, hanno ottenuto un'intervista dai dirigenti delle cliniche, fingendosi interessati all'andamento della sanita' locale, e poi' li hanno aggrediti cercando di fargli ammettere connivenze e responsabilita' .
Il risultato ovviamente e' stato quello di averli sorpresi e indisposti, e di aver indotto nel pubblico la certezza che essi fossero colpevoli .
Poi ci hanno mostrato l'intervista strappalacrime alla signora trapiantata, quella alla figlia di una vittima di mafia, e ciliegina sulla torta, e' stato il richiamo alle vittime eccellenti, con un presidente della regione, all'epoca in odor di mafia e oggi in prigione, che non va alla commemorazione di Falcone e Borsellino, per imbarazzo o forse paura .
Questo e' un giornalismo che finge di richiamarsi ai Biagi e Marrazzo, ma che nulla ha a che fare con loro .
Aizza gli animi, indigna la gente e allo stesso tempo, le mette paura .
In termini di lotta alla mafia, crea piu' un disagio, che coscienza critica .
La testimonianza della persona che si e' fatta anni di galera a causa dei falsi pentimenti di Scarantino, deve farci indignare piu' degli appelli di Provenzano .
Le trattative mafia-stato, che non si capisce bene se siano state iniziativa personale di corpi speciali, che a questo punto andrebbero azzerati, o di politicanti spaventati, e la gestione sui generis dei pentiti, devono essere un campanello d'allarme sull'efficienza della nostra polizia, e sul potere e l'arroganza raggiunta da un settore della magistratura .
I vertici degli organi responsabili delle torture dei pentiti, dovrebbero finalmente aprire tutti e due gli occhi, e fare un po' di pulizia .
Negli ultimi mesi abbiamo saputo di gente che si e' fatta piu' di vent'anni di galera per le torture fatte sui collaboranti , da parte di polizia e carabinieri .
Questo e' sintomo di una polizia giudiziaria che non sa indagare, che non sa che pesci prendere di fronte alle emergenze .
A che serve sprecare tanti soldi su scuole di formazione e organi di intelligence, se poi ci si affida a vecchi metodi che portano a conclusioni errate ?
Il metodo Falcone e' stato stravolto ed ha fatto il suo corso .
I magistrati di oggi non valgono come lui, e questi pentiti non sono dei nuovi Buscetta .
Non meraviglia che il sistema sia al collasso .
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