domenica 4 agosto 2019

ولن نتموضع في مكان حسب رغبة الأعداء أو الأصدقاء

Negli ultimi novanta giorni il regime non è riuscito a raggiungere l'obiettivo prefissato di conquistare il Nord. Un esercito disorganizzato e ridotto ad una compagine di milizie impegnate a farsi la guerra, non è riuscito nemmeno ad avvantaggiarsi del sostegno fornito dai pesanti bombardamenti russi caduti principalmente su case, ospedali e scuole.

Contemporaneamente alla campagna militare condotta nel nord,  ci sono state anche perdite di carattere economico e finanziario. 
Nelle aree controllate dal regime scarseggiano pane e benzina. Cresce la disoccupazione. La moneta continua a perdere di valore.
Al regime manca un sistema economico strutturato e il monopolio degli scambi è affidato a gruppi che usano metodi criminali.
Come contropartita per il sostegno fornito, i russi hanno assunto il controllo del porto di Tartous e di alcuni giacimenti di gas e petrolio. Agli iraniani è stato affidato il settore immobiliare per ridisegnare le mappe demografiche e sistemare in maniera strategica, rispetto alle aree controllate dal regime, dissidenti e lealisti.

Ogni volta che la Russia prendeva atto della seria difficoltà del regime, veniva avanzata una proposta per il cessate il fuoco. Noi chiedevamo il ritorno alla linea zero (territori catturati prima della fine di Aprile) e le milizie del regime non aderivano. Non si trattava nemmeno di un accordo scritto. Nessun limite temporale o territoriale.
E' inutile sedersi ad un tavolo per trattare con un soggetto che, incapace di farsi valere con le armi, ricorre sempre a trucchi e imbrogli.
Continuiamo ad opporci ad Astana perché andare a sedersi a quei tavoli è un tradimento nei confronti del sangue dei martiri caduti per la Siria.
Abbiamo dato la nostra disponibilità ad un cessate il fuoco per permettere alla gente, soprattutto in prossimità dell'Eid, di curarsi e nutrirsi nella speranza che il regime smetta di attaccare mercati e negozi.
Non aderiremo alla buffer zone che siano nemici o alleati a chiedercelo.
Nemmeno un soldato russo passerà. E se lo farà con la forza, lo fermeremo con l'aiuto di Allah Onnipotente e il sostegno dei tanti segmenti della popolazione siriana che in nome della rivoluzione ci appoggiano costantemente.

Sheikh Al Joulani, allo stesso modo di Walid Joumblatt, è riuscito a cogliere l'importanza del momento attuale per lo scenario siriano.
E anche lui cerca di valorizzare al meglio gli eventi per portare avanti le proprie battaglie.
La Russia è impantanata su un doppio fronte. Non riesce a modellare un futuro politico stabile.
Le sconfitte sui campi di battaglia sono solo un punto di partenza.
Ai tavoli di negoziato le cose non migliorano. Consapevole della centralità della Siria per alleati e avversari, Assad pone ostacoli in serie sulla via delle trattative.
Altrettanto problematica è la presenza dell'Iran. Destabilizzante in ottica di lungo periodo.
Putin fatica a costruire un soggetto politico in grado di rendere la Russia interlocutore credibile.
Stenta ad ottenere una realtà tale da permettergli un parziale disimpegno senza rinunciare ad una sfera di controllo stabile e duratura.
Il resoconto presentato ieri da Al Fateh, nel corso di un incontro con una cinquantina di giornalisti e attivisti per la maggior parte siriani, è una immagine fedele della Siria attuale.
Deve essere preso in seria considerazione da tutti quelli che stanno valutando interventi sul campo. Sia in ambito militare che economico.



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