Oggi è giornata Fidan. Butta così.
Qualche maligno ha osservato che, essendo l'unico della delegazione a non indossare l'auricolare mentre parlava il presidente iraniano, ciò sarebbe la conferma delle sue strane relazioni con l'IRGC.
Come a dire che il generale Manenti, visto che parla arabo e farebbe
spesso da traduttore ai boss dell'Eni in giro per il nord Africa (cito Fittipaldi che ci rivela sempre queste perle), è una spia di Serraj.
Da altre inquadrature l'auricolare sembrerebbe esserci e di tipologia differente.
Le borse sotto agli occhi e il trilaterale pubblico piuttosto che behind closed doors, sono indicativi invece del fatto che il capo del MIT, dopo vari incontri preparatori, conosceva benissimo il tenore del discorso e ha preferito seguirlo di sfuggita.
Con un Erdogan così debole e poco convincente, si capisce perché Hayat Tahrir per il momento preferisce non cedere sulla questione dello smantellamento.
Nonostante una specie di endorsement di marca americana arrivato negli ultimi giorni da Trump, Haley e Mattis, il presidente turco non riesce a convincere Putin a mollare il presidente siriano. C'è evidentemente una forte spinta da parte iraniana ma anche scarso apporto proprio dal materiale d'intelligence. I turchi sono di casa nel Nord. Se non riescono a fare il debunking della storiella di Nusra affiliata di Al Qaeda (patacca rifilata anche dal report di luglio delle nazioni unite) allora è meglio che si rassegnino alla catastrofe.
Il comunicato finale esprime il nulla di fatto e ancora qualche settimana di stallo con russi e assadisti che continuano comunque a bombardare l'area.
Erdogan deve cambiare tattica.


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