Ci ha lasciati all’età di 69 anni don Vincenzo Diodati, indimenticato centrocampista in un triennio magico della storia della Teramo Calcio.
Con quella “squadra delle meraviglie”, dal 1973 al 1976 Diodati conquistò una promozione in Serie C e due terzi posti consecutivi, sfiorando ripetutamente la Serie B, negli anni del vecchio Comunale vestito a festa e costantemente divertito dalle gesta di una squadra fenomenale.
Con il Teramo Diodati ha giocato 99 partite siglando 18 reti: le sue gesta rimarranno scolpite nell’ultracentenaria storia biancorossa.
I funerali si terranno quest’oggi, alle ore 15, a Corigliano Calabro (CS).
Le più sentite condoglianze ai suoi famigliari. Ciao Don Vincenzo, per sempre nella storia biancorossa!
TeramoCalcio
Quando venne in classe per la prima volta, come insegnante di religione, ci tenne a mettere in chiaro che dovevamo chiamarlo Vincenzo e dargli del tu.
Non c'era bisogno di presentazioni. Don Vincenzo era nato a Montesilvano.
Assieme alla sua famiglia era stimato per la correttezza e la gentilezza.
Era entrato nella leggenda per il talento d'atleta.
Dicevano che per lui era pronto qualche contratto in una grossa squadra di serie A.
Ma a quel punto aveva già preso la sua decisione.
Era un uomo molto buono. Carismatico. Sapeva farsi ascoltare.
Del calciatore conservava l'entusiasmo. La passione. L'energia.
Fu così che nacquero i primi problemi.
Al liceo non si ha una coscienza formata. Si è alla ricerca di una identità.
C'è chi ha la passione per la politica. Chi è di sinistra. Chi è ateo. Chi ama farsi le canne. Chi si fa la cresima giusto per sposarsi. Ma tra ragazzi si riesce a discutere senza troppi problemi.
Vincenzo invece ci divise.
Iniziò ad organizzare gruppi di preghiera e di canto.
Convinse i più ferventi che alla messa bisognava andare tutti i giorni.
A quella delle sei del pomeriggio.
Niente più riunioni tra ragazze. Palestra. Partite di calcio.
La questione non era più tra cattolici e non. Praticanti e non.
Si era con Vincenzo o contro. Amato ed odiato.
Le professoresse di filosofia (comuniste, atee e femministe) erano in preda all'ira.
Quell'uomo aveva rovinato loro la piazza.
Il professore di lettere (fascista) vedeva la cosa in maniera più pragmatica. Un ciclone passeggero.
Passata la maturità, arrivò il ciclone vero.
Vincenzo rimase folgorato (in senso spirituale anche se le malelingue sostenevano ci fosse qualcosa di più) da una veggente. Tale Maria Antonia Fioritti che diceva di vedere la madonna.
Vincenzo diceva che nella vita è importante vedere Gesù.
Trovarono un punto d'incontro a metà strada.
Dopo mesi di veglie, preghiere e tam tam sui media locali e nazionali, con i politici che volevano trasformare Montesilvano in una novella Medjugorie, nel Febbraio del 1988 diverse migliaia di fedeli salirono sul colle in attesa di un'apparizione che non ci fu.
Ore ed ore a bruciarsi gli occhi.
In quell'epoca, almeno dalle nostre parti, veramente si rischiò la tenuta democratica.
Chissà se i servizi segreti tenevano d'occhio la situazione.
Vincenzo all'improvviso sparì. Venne forse mandato all'estero e poi trasferito in parrocchie a basso profilo. Di lui non si parlò più. Accessibile ai fedelissimi.
Una decina d'anni dopo gli tornò il fuoco sacro per le veggenti.
Pare fosse padre spirituale di tale Giulia Arancino da Thurio.
Probabilmente ha deciso di rimanere da quelle parti.
Terra meravigliosa per vivere e morire.

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