Sheikh Abu Muhammad Al Maqdisi:
When lies are being told by the security officials, then we do not become surprised. We had previously said that they are small Tawagheet who are doing what the Tawagheet are doing by torture, fabrication of lies and forgery, with the exception of Kufr in our view.
As for lies, forgeries and fabrications by the Shar'ees (the religious instructors of the factions), then this is a disrespect towards the Sharia and a distortion of the Sharia from which they have taken their titles as 'Shar'ees' (religious instructors)..!
Claiming that Dr. Sa'd Al Hunaithi was a leader in ISIS is a clear blatant lie which no one would dare to say except one who is completely deprived of honesty and justice and one who is being led by the Taghut of partisanship.
This man has never ever been in any post in ISIS. And he had remained secluded in his home until he fled away from them. And he was from the movements that opposed extremism and crimes and oppression and corruption. And he has been targeted by the supporters of ISIS, and had they caught him then they would have killed him.
So we say to the big liars: Shame on you, and it is enough..!
Al Hunaiti è da sempre una figura in apparenza di secondo piano.
L'ultimo incarico assegnatogli in Daesh sarebbe stata la formazione dei giovani a Raqqa.
Ma il fatto che non sia mai stato un leader di ISIS e che fosse stato preso di mira pesantemente da alcuni membri, soprattutto dopo il distacco, non è di per sè la prova che il suo patto di fedeltà ad Al Baghdadi, anche dopo il trasferimento a Idlib, sia venuto meno.
E' credibile l'accusa mossa dalla corte di Hayat Tahrir, di un ruolo avuto nella campagna omicidiaria portata avanti da Daesh nel nord della Siria.
La ragione per la quale però Al Maqdisi è così teso, è la chiara convinzione da parte sua di poterlo riportare dalla propria parte rendendolo organico al consolidamento di Hurras adDeen che è quasi ufficialmente (non v'è stata ancora una dichiarazione pubblica del gruppo in merito e nemmeno da parte dei vertici di Al Qaeda) la base di Al Qaeda in Siria
Abu Mohammed Al Jawlani non arriverebbe mai ad un affronto-confronto così diretto per questioni di poca rilevanza. E nemmeno per regolare i conti con un vecchio nemico.
Quando si muove, lo fa nella consapevolezza che la minaccia è grave e imminente.
Al Qaeda, adesso più che mai, è per lui la sfida da vincere.
La nozione, diffusa sui media da Hayat Tahrir dopo il suo arresto, che Al Hunaiti fosse tra gli organizzatori della campagna omicidiaria messa in atto contro il gruppo di Jawlani, scombussola i piani di Shaykh Al Maqdisi che facendosi testimone e garante di Hurras adDeen in Siria, potenziale base di rilancio della formazione di Al Zawahiri per la jihad globale, conquisterebbe prestigio ulteriore nell'arena casalinga proprio in un momento di grande incertezza per il casato giordano.
Il richiamo alla Sharia acquisterebbe toni più autorevoli anche al di fuori della realtà salafita locale.

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