giovedì 21 giugno 2018

Attento sceriffo

Nei giorni scorsi, Salvini ha rivolto analoghe minacce ad uno dei capi del clan Spada. Personaggio orribile, non c'è dubbio, ma pur sempre cittadino italiano e in quanto tale degno di tutte le garanzie che la Costituzione e le leggi gli attribuiscono. Salvini può tenerlo sotto la pressione degli apparati di pubblica sicurezza, e farebbe senz'altro bene, ma non può minacciarlo di rappresaglie. Non può, perché svolge le funzioni di ministro dell'Interno e un ministro dell'Interno non può scendere sul piano personale. Non può perché ha la forza. La forza pubblica: la forza della polizia, la forza dei servizi segreti interni. Ha la forza e ha la conoscenza (i dossier), forza e conoscenza che presupporrebbero maniere adeguate allo status. Cangini Huffington

Certo è che se anche Cangini, che ha fatto campagna elettorale di stampo leghista sul suo giornale in tempi in cui probabilmente nemmeno pensava ad un futuro in politica e seguiva uno stile molto leghista, punta il dito contro il ministro Salvini dal giornale di sponda PD, vuol dire il ministro l'ha fatta grossa.
Tante chiacchiere, che fortunatamente non si traducono in fatti, ma che mettono a repentaglio la stabilità del Paese perché creano malumore diffuso.
Fare diventare uno scrittore nella media come Saviano, un eroe che non è (soprattutto in Campania), è stato veramente il colmo.
Il problema di Salvini è che la Lega sul fronte sicurezza ha fatto il pieno di voti grazie all'impegno, tra le forze di polizia e nell'esercito, di sindacati e simpatizzanti di estrema destra.
E questi continuano evidentemente ad essere gli interlocutori preferiti di Salvini per quanto riguarda tematiche specifiche. Gente che ha referenti sul territorio ma che, impegnata da decenni nel sindacato, non ha idea effettivamente di quali siano i problemi e tantomeno le soluzioni.
I sindacalisti che fanno le barricate contro l'assunzione mirata di musulmani in polizia, di antiterrorismo forse a malapena leggono in qualche rivista. In loro prevale l'ideologia piuttosto che il bene del Paese.
Salvini farebbe meglio, oltre che a starsene in disparte per un po', ad ascoltare gente del calibro di Pisani, Rizzi, Giannini.
Alla scorta di Saviano, che è meno priorità dei Rom, penserà Di Legami in base alle procedure e dopo aver valutato i resoconti forniti nelle sedi appropriate.

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