giovedì 10 maggio 2018

A colpi di fumetti

Il tam tam rilanciato dall'apparato mediatico militare israeliano, da Manelis ad Adraee, conferma l'impressione che la storia degli attacchi da parte iraniana avvenuti in nottata sia stata montata ad arte più per alimentare il malcontento nei circoli medio-orientali costretti a subire la presenza iraniana che per scatenare una guerra vera e propria.
I profili social gestiti dalla famiglia del generale Soleimani hanno comunque risposto a tono.
Più che mirare all'assassinio di Soleimani, come fatto filtrare in Gennaio su Al Jarida che è usato spesso da Israele per le campagne d'influenza anti-iraniane, gli israeliani sembrano impegnati su una strategia di lungo termine. L'isolamento dell'Iran nelle piazze in cui si comporta da padrone.
Dall'Iraq allo Yemen la presenza degli uomini dell'Irgc e delle Quds force nelle stanze del potere è mal tollerata.
Il generale Soleimani è capace di crimini efferati.
Ma la storia dei rocket attacks, come fosse un ragazzino qualsiasi di Gaza, non regge proprio.

L'omicidio del comandante, di difficile realizzazione, contribuirebbe a creare un caos peggiore di quello attuale. E' difficile che Pompeo e Bolton siano d'accordo.Con una strategia di lungo periodo inoltre, tale da coinvolgere i più insofferenti tra quelli che animano i circoli di potere vicini ad Assad o all'Ayatollah, si può anche realizzare un regime change in maniera più agevole.

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