venerdì 16 marzo 2018

Terroristi (pausa) criminali

Se nella ricorrenza del trentesimo anniversario della strage del Pilastro venisse trasmesso uno speciale con un'intervista a Roberto Savi, si tratterebbe di una operazione inutile oltre che poco opportuna. Ciò perché quel triplice omicidio, pur rimanendo impresso nella memoria, altro non era che l'ennesimo atto efferato in un ciclo criminale che vedeva coinvolta una frangia di polizia deviata.
Roberto Savi non potrebbe dire nulla di più di quanto siamo in grado di conoscere anche attraverso le fiction. La Uno Bianca ha inciso per un periodo di tempo nella vita di una regione d'Italia. Ha messo in discussione il rapporto della popolazione con una istituzione. Ha terrorizzato la gente.

Il sequestro Moro, l'omicidio di un politico e della sua scorta, il modo in cui si sono svolti i fatti così come li abbiamo conosciuti nel corso degli anni, hanno inciso profondamente sulla storia di una nazione. Sul modo di essere dell'Italia. Una rivisitazione non poteva prescindere dalla testimonianza di tutti i protagonisti. Che non sono stati esaltati o presentati come eroi.
Hanno semplicemente espresso il loro punto di vista. L'ottica in cui hanno vissuto quegli anni.
Chi si è risentito per l'intervista alla signora Faranda ha parlato di terroristi (pausa) criminali.
Dove la pausa nella voce, o virgola se si fosse trattato di uno scritto, era evidentemente da intendere come un tutt'uno.
Al giorno d'oggi purtroppo, o forse meno male, bisogna fare dei distinguo.
Per capire e storicizzare. Per creare una coscienza collettiva e individuale.
Il terrorismo è sorretto da una ideologia. Ciò lo rende pericoloso anche, o soprattutto, quando non si serve di armi. Il crimine è crimine e basta.
Che non vuol dire che un terrorista è filosofo.
O che la vittima di una rapina è un morto di serie B.
Ma che bisogna analizzare gli eventi al di là del piano investigativo e giudiziario per capire e per imparare.

L'intervista alla signora Faranda non ha impressionato più di tanto.
Mi ha fatto sorridere la riflessione sul fatto che proprio loro che avversavano la pena di morte in America, avevano deciso di condannare a morte l'onorevole Moro.
In un'epoca in cui anche le ideologie ormai sparano per il gusto di sparare, forse la sua intervista era fuori tempo.

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