sabato 2 settembre 2017

Assad doit partir (di nuovo)

Syria is not in a state of isolation as they think, but this state of arrogance makes them think in that way. There will be no security cooperation or opening of embassies or role for some states that say they are looking for a solution until they cut off their ties with terrorism in a clear and unambiguous way. We will not allow enemies and rivals to achieve through politics what they failed to achieve through terrorism. We must work seriously from now to build the future Syria on solid bases.  President Bashar al Assad 20 August 2017
We cannot build peace with Assad. He cannot be the solution.
The solution is to establish... a timeline for political transition that can lead to a new constitution and elections, and this transition cannot happen with Bashar al-Assad. Jean-Yves Le Drian 1 September 2017

Pronunciate all'indomani dell'attentato di Barcellona, e nel contesto di un convegno con una nutrita presenza di rappresentanti stranieri, le parole di Assad avevano un significato ben preciso.
Allo stesso modo, il fatto che (notizia ancora non confermata ufficialmente) un tribunale siriano abbia reso esecutivo un ordine di confisca risalente al 2013 e relativo alle proprietà di alcuni soggetti (tra questi il primo ministro lebanese Hariri) ritenuti finanziatori di terrorismo e quindi nemici dello stato, proprio nei giorni in cui monta la polemica sul trasferimento dei convogli di Daesh verso la Siria, ed è ancora viva in Libano quella sulla visita fatta da alcuni ministri ai colleghi siriani, la dice lunga sull'abilità di Assad di sfruttare le opportunità, e soprattutto di come non abbia alcuna intenzione di andarsene.

I francesi hanno cambiato di nuovo idea sulla questione del governo di transizione caratterizzato dalla presenza di Assad, proprio perchè il primo ministro libanese ha spiegato loro che dargli una possibilità del genere equivale a lasciarlo lì per sempre. E con le conseguenze, specie per l'Occidente, che tutti conosciamo. Queste dinamiche sono difficili da comprendere per i governi occidentali che si lasciano facilmente fuorviare da consigli interessati ma poco utili alla causa.
Saad Hariri però sbaglia quando parla di soluzione politica mediata da quelli che ormai sono i veri padroni di casa in Siria. Russia e Iran. Una mediazione del genere prevede che essa s'incastri con problematiche di altri scenari. E che la contropartita sia equa.
Attualmente non vi sono le condizioni perchè ciò si verifichi.
Se veramente si vuole liberare la Siria da Assad, l'unica opzione è quella militare.

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