giovedì 28 settembre 2017

And then there were none

Messe e cabine telefoniche.
Niente moschee o sale di preghiera.
L’Aise che in fondo conoscevamo già.
Ma veramente un uomo del calibro del generale Manenti ha perso il sonno in vista di eventuali minacce provenienti dai lidi manciniani? Il dottor Mancini è così. Non si può cambiare. O almeno ce lo raccontano così. E gli vogliamo bene comunque.

Il direttore parrebbe essere persona calma.
Un capo spione deve esserlo.
In pubblico spesso recita. Ma appare per quello che è.
Equilibrato e consapevole del proprio ruolo.  Uno che sa come governare il proprio pollaio.
Colui che conosce gli ingranaggi. Così ci fu introdotto questo signore dallo sguardo misterioso e dal timbro vellutato. Un capo meccanico.
Un uomo che si divide tra personalità istituzionali e convegni in ogni dove.
Che ama tenersi aggiornato. L’intelligence per lui è scienza. Non semplice conoscenza.
E trova anche il tempo per guardare la tivvù.
Serie ovviamente rigorosamente a base di mistero e spie russe.
Quando Assad ebbe bisogno di dimostrare al mondo intero di non essere rimasto isolato, non poté fare altro che andare a pescare un uomo stimato ovunque. E i pellegrinaggi a Damasco del nostro generale finirono in pasto al giornaletto libanese di famiglia.
Tempo dopo il giornaletto andò in rovina. Ma non fu colpa del direttore.

Il quadro che emerge dagli articoli di questi giorni, in fondo ci era noto.
Doppiogiochisti, furtivi passaggi d'armi, creste sui riscatti. Di tutto ci è stato raccontato dai giornalisti che possono disporre di gole profonde. E nessuno dal forte dei misteri ha mai fatto chiarezza su tante storie. La Sardegna rimarrà impressa nell’immaginario di noi estimatori dell’Aise per un buon motivo. Essere sede di caserme in cui il direttore si sarebbe unito in matrimonio e dove i soldati arabi sarebbero stati addestrati all’insaputa del governo. Dai tempi delle informative dalla Somalia e dei passaggi di Calipari ad Abu Dhabi abbiamo capito che l'agente segreto italiano non puo' dormire in un bed&breakfast o accontentarsi di un panino.
Solo cinque stelle e champagne.
E il direttore, di cui ieri abbiamo appreso il quartiere di nascita, mangia solo con Bellodi e con i boss della Telecom Sparkle quando bisogna bloccarne l'esodo verso la Cina.
Tasselli di un puzzle che si fa sempre più interessante.
Apparire e svanire 
In un contesto simile ci mancava solo l'uomo che ama farsi chiamare Ultimo.
Eroe bizzoso. Umile e generoso. Ribelle e timido. Il rais del Noe. L'incubo di tutti i comandanti generali. L'idolo delle folle. Gioia di sceneggiatori e produttori. Chi meglio di lui in un pollaio?
In realtà quello che esce maluccio dai resoconti di Repubblica è proprio il colonnello De Caprio. A tratti cinico e calcolatore.
Le parole gentili della messa domenicale rivolte ai disoccupati si scontrano con il carabiniere che punta i piedi per andare all'Aise, magari con un bell'aumento di stipendio, e pretende di portare la sua squadra. Una lotta alla disoccupazione decisamente personalizzata.
Lealtà. Coraggio. Indiani. Tutti a messa.
Ultimo appare poco carabiniere e anche meno cristiano. Un po' come i fondamentalisti con il Corano, ha bisogno di mettere la cipria su quelle che sono solo battaglie di popolo e molto personali o personalizzate. Insomma l'uomo delle aquile s'insedia con i suoi Apache a Forte Braschi e tra un file e l'altro sente per telefono i vecchi amici. E così mantiene una "doppia fedeltà" all'Arma e all'Aise.
Il messaggio che gli interlocutori di Bonini vogliono far passare è che non è successo nulla. O meglio. Che è successo quello che di solito accade ma che stavolta si è incastrato tutto assieme in un abbraccio mortale nell'affaire Consip. E che il povero Ultimo, come sempre, é in fondo una vittima. Di se stesso innanzitutto.
In mancanza di ulteriori elementi si può essere anche d'accordo su questa versione romanzata che toglie d'impaccio politici, carabinieri, magistrati e anche giornalisti. Nessun complotto.
Però la prossima volta il fuocherello potrebbe diventare un incendio e qualcuno ci potrebbe rimettere le penne. Forse bisognerebbe rimettere a posto le baracche dell'Arma e dei servizi.
Non che gli altri apparati siano messi meglio.

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