giovedì 3 agosto 2017

Illecito vs Illegale

Everyone should know that Jolani and his gang are the ones who bear responsibility for the grave consequences that will befall Idlib. Michael Ratney

Quando gli uomini di Abu Muhammad al Julani garantivano quel minimo di distanza da Assad, utile a tenerlo a bada nel corso delle trattative, allora si era anche disposti a chiudere un occhio.
Adesso per l'amministrazione americana, e per quei quattro morti di fama e di fame che tiene a libro paga con il titolo di attivisti, gli uomini di al Julani, gli stessi che sono andati a morire per liberare Aleppo, sono diventati una gang.

Per il momento la tanto sbandierata invasione di Idlib non ci sarà, visto che c'è da sistemare Raqqa e Deir Ezzor e da accordarsi con Putin per trovare una via d'uscita dalla Siria. Ma al solito Ratney, che non è nuovo alle strategie da "caro amico ti scrivo", approfitta della situazione, e dell'ignoranza della gente, per cercare di allontanare la popolazione locale e le fazioni di ribelli da Hayaat Tahrir. E anche per sfruttare presunte diatribe all'interno del gruppo.
Se al Julani, che è figura importante ma solamente il comandante militare che rappresenta numericamente una minima parte con la sua Nusra (gli ex di Ahrar al Sham sono la componente maggiore), volesse prendersi il consenso con la forza e la violenza, così come fece appena sceso in Siria, lo farebbe. Ma è intelligente abbastanza da sapere che questo è il momento del consenso vero. Quello che non si conquista con la spada.
Certo le immagini fatte circolare sui social servono anche ad impressionare. Al giorno d'oggi l'immagine è di fondamentale importanza per vincere guerra e consensi.
Ma se qualcuno ancora pensa che lasciare al Qaeda, sia come separarsi da una moglie arpia per prenderne una nuova, allora è meglio che cambi mestiere. Di analisti e politicanti da strapazzo ce n'è fin troppi in giro. Può sempre andare a vendere frutta al mercato come faceva al Julani prima di essere preso dal fuoco sacro della lotta contro l'oppressore.
La distanza che oggi c'è tra Hayaat Tahrir e al Qaeda, è come quella tra l'illecito e l'illegale che citava il presidente Gentiloni in occasione del decennale della riforma dei servizi. Dipende molto dalla percezione dell'interlocutore. Oggi anche il qaedista più accanito sa che il progetto di bin Laden, ammesso che ne avesse uno, è fallito miseramente. E che comunque nulla ha a che vedere con la liberazione della Siria. Se ne va ramingo per i social rispolverando i discorsetti del grande capo, più per noia o perchè non vede spuntare ancora un'alternativa migliore, che per convinzione.
Ma gli uffici per la dawa a Idlib, i ragazzi che continuano a studiare tutte le materie a scuola e non solo il Corano, gli incontri con i notabili delle tribù e le amministrazioni civili sono tutte cose vere ed espressione della volontà di chi combatte veramente per sconfiggere il dittatore, di volere dare un futuro migliore, anche sotto la Sharia (pare strano ma si può) a tutti i cittadini della Siria.
Se poi Ratney sta preparando un'altra guerra basata su bugie, come amano fare gli americani, e vuole mettere le mani avanti, quello sta alla sua coscienza. Se vuole uccidere la rivoluzione, che lo faccia. Ma non nasconda i cadaveri di musulmani innocenti che verranno, dietro al fantasma di al Qaeda.

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