lunedì 14 agosto 2017

Chi è l'uomo che ha fatto impazzire (e gioire) il diggì-Intel libanese

Dopo aver preteso una tendina per coprirsi dagli sguardi indiscreti, sull'autobus che lo portava assieme ai suoi uomini da Arsal ad Idlib, ed essendosi concesso molto poco al pubblico negli anni che lo hanno visto attore indiscusso della scena libanese-siriana, si è fatto vedere e sentire mentre accoglieva i cento e passa prigionieri in arrivo dalle carceri di Assad, protagonisti dello scambio con le autorità libanesi.


Contrariamente a quanto emerge dal profilo costruito dai media libanesi, a detta di ostaggi e mediatori ma anche di funzionari degli apparati di sicurezza, Sheikh Abu Malik al Talli risulta essere uomo caratterizzato da grande umanità e pacatezza. Sono doti queste, che gli hanno permesso di costruire in pochi anni una vasta sacca di resistenza armata proprio nelle vallate dominate dagli Hezbollah.
Tra i primi a Damasco ad opporsi alla dittatura, per attività di stampo jihadista fu imprigionato per più di dieci anni e rilasciato da Sednaya nel corso dell'amnistia generale del 2011, messa a punto con il preciso scopo di avere un nemico a disposizione di cui farsi forte e per fiaccare la rivoluzione.
Circolano varie versioni sulle circostanze che lo portarono ad unirsi a Nusra. Poco credibili sembrano le testimonianze che riferiscono di un giovane Abu Mohammed al Julani rinchiuso in quella sede e che lì avrebbe iniziato a tessere la sua rete di contatti. Quello che è certo, è che Sheikh al Talli con grande sagacia riuscì ad avvantaggiarsi di una serie di battaglie ai confini con il Libano, per costruire la propria roccaforte a Qalamoun. In Libano, anche se spesso le autorità smentivano per non creare timori o anche speranze, erano attive da diverso tempo varie cellule qaediste e movimenti di opposizione agli sciiti. Abu Malik sfruttò l'alleanza con questi gruppi, ma anche con Daesh, in aree di confine caratterizzate da grande povertà e presenza di campi profughi, per lanciare la sua sfida ad Assad e agli Hezbollah. Non pretese mai che si sottomettessero a lui. Nè minacciò i suoi interlocutori. Creò piuttosto le condizioni base per alleanze proficue per tutte le parti in causa. Consapevole del peso che hanno certe dinamiche sullo scenario politico locale, l'emiro di Qalamoun ha messo sempre a segno colpi, come rapimenti di suore e soldati, che gli hanno permesso di costruire importanti vittorie soprattutto a livello mediatico. E anche i suoi avversari ne hanno giovato.
E' riduttivo dire che il generale Ibrahim si è costruito una carriera sulle trattative con Nusra. Di certo però, sia lui che il governo, e anche il Qatar che spesso è intervenuto, hanno beneficiato del clima di tensione creato dalle incursioni degli uomini di al Talli, alla fine risolte con scene da libro cuore. Al punto tale che, si è anche ipotizzato che Nusra volesse entrare nell'arena politica. Ma Abu Malik non è tipo da avere certe velleità. A lui sta a cuore la libertà del popolo in nome di Allah. Nè ha mai puntato ad una struttura indipendente dal nucleo centrale siriano. Si è comunque ritagliato uno spazio proprio e lontano da Abu Mohammed al Julani con il quale, alcuni mormorano, non avrebbe propriamente un rapporto idilliaco. Sin dall'inizio ai vertici dell'organizzazione, hanno comunque preso di comune accordo, nel corso di sedute via Internet, le decisioni migliori per la tenuta e l'avanzata di Nusra.
E' da vedere adesso, alla luce di quanto accadrà ad Idlib, che ruolo giocherà Sheikh al Talli nello scenario siriano e anche all'interno di Hayaat Tahrir al Sham.

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