mercoledì 19 luglio 2017

WeDemandQatar Part2

-Commitment to combat extremism and terrorism in all their forms and to prevent their financing or providing havens. 
-Suspending all acts of provocation and speeches inciting hatred or violence. 
-Full compliance with the Riyadh Agreement of 2013 and the supplementary agreement and its implementation mechanisms of 2014 within the framework of the Gulf Cooperation Council. 
-Adherence to all the outcomes of the Arab Islamic American Summit held in May 2017 in Riyadh. 
-Refraining from interfering in the internal affairs of states and from supporting illegal entities.
- The responsibility of all states of the international community to confront all forms of extremism and terrorism as a threat to international peace and security.


Se questa è veramente la lista di compromesso proposta in ultima istanza dal blocco anti-Qatar, abolendo anche la scadenza, allora si tratterebbe di una vittoria doppia per il Qatar che non rinuncia affatto alla sua linea di condotta e può gestire le proprie alleanze come vuole ma deve farlo in maniera più lungimirante. Anche in questo caso il fraseggio è molto vago. Verrebbe comunque scongiurata la chiusura di Al Jazeera.
Si tratta di una vittoria da attribuire a Sheikh Tamim, fresco padre di un nuovo pargolo, e al suo giovane team di governo. Ma anche al segretario di stato Tillerson che ha tenuto testa al suo presidente e alla ostilità messa in campo da sauditi ed emiratini. Il prossimo passo per gli Stati Uniti è quello di fissare dei paletti con Mohammed bin Salman e Mohammed bin Zayed. Bisogna trovare il modo di tamponare la perdita di un interlocutore importante come Mohammed bin Nayef. C'è poco da contare su Adel Al Jubeir. Anche lui, come il collega emiratino, si è mostrato per quello che è. Un lobbista. Nulla a che vedere con il suo predecessore. Con Saud Al Faisal al timone uno scempio del genere non ci sarebbe stato.
Tamim deve sistemare tutte le questioni e i personaggi che ruotano attorno alla galassia qatarina della sicurezza e del potere. E' vero, come ha detto Mattis, che ha ereditato una situazione difficile fatta di decenni di trame oscure. Ma accanto al padre e ai suoi ministri c'era anche lui e adesso che è al comando deve sistemarle al meglio.

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