giovedì 8 giugno 2017

Surrender vs Independence

"We are not ready to surrender, and will never be ready to surrender, the independence of our foreign policy," Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani told reporters on Thursday in Doha.
aljazeera
"This is not about regime change -- this is about change of policy, change of approach," Gargash said. khaleejtimes

Se il problema vero fosse il fiancheggiamento dei terroristi, allora il Libano andrebbe raso al suolo.
Governo e apparati di sicurezza sono spesso impegnati in triangolazioni pericolose con Assad e qaedisti. Gli Hezbollah, la cui sopravvivenza in passato era legata principalmente al governo di Assad, attualmente hanno ulteriormente rafforzato la loro posizione appoggiando il presidente Aoun. Però Saad Hariri è a Ryiadh a settimane alterne. Ha sempre una contropartita da offrire.
La politica estera di un Paese piccolo ma importante come il Qatar, può e deve rimanere indipendente ma non slegata da quella della regione. Troppo spesso gli interlocutori del Qatar sono al di fuori delle trame del Golfo. La retorica al vetriolo contro l'Egitto ai summit arabi ha una sua logica ma non va oltre la reazione macchiettistica della squadra di al Sisi. Nello stesso modo in cui porta al tavolo di negoziazione talebani e qaedisti, il Qatar deve cercare di traghettare interessi e potenziali alleati verso le sue posizioni.

E' ovvio che gli Emirati, e anche i sauditi, non vadano alla ricerca di un sostituto di Sheikh Tamim e nemmeno si pongano come obiettivo finale l'esilio della famiglia reale.
Per primeggiare all'interno del Consiglio del Golfo hanno semplicemente bisogno di un al Thani sedato e addomesticato che garantisca stabilità alla regione. Solo chi ha governato un Paese arabo e musulmano per lungo tempo può sostenere un impegno simile in un momento così delicato.
Questa crisi ha per l'ennesima volta evidenziato come il GCC , nella sua formula attuale, faccia gli interessi di pochi e costituisca un danno per molti. Sheikh Mohammed bin Abdulrahman ha giustamente sottolineato che in questa maniera non ha nemmeno senso farne parte. Se c'è speranza per Sheikh Tamim di uscire da questa prova, deve farlo a testa alta e non con le ossa rotte, approfittando di questa occasione per fare valere i propri argomenti e rafforzare il ruolo del Qatar all'interno del GCC anche cambiandolo.
E' l'unico modo per lui e per il Qatar di tornare a vivere piuttosto che a sopravvivere.
Si tratta di una sfida ardua, ma il giovane sovrano non ha alternative.
Se pensa di non farcela è meglio per lui lasciare il gioco immediatamente.

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