giovedì 11 maggio 2017

Terroristi e soldati

A fare effetto piuttosto è semmai l'equidistanza che il giudice - improvvisatosi esperto di geopolitica - teorizza rispetto al conflitto in Libia tra i terroristi dell'Isis e le forze regolari, parlando «della difficoltà di comprendere con chiarezza chi siano i buoni e chi siano i cattivi». 

Chiamato a giudicare la donna, ricercatrice all'università di Palermo e instancabile propagandista via Internet dell'Isis e di Ansar al Sharia, la banda di sgozzatori guidata dal generale Wissam ben Hamid (che peraltro è suo parente), il dottor Jannelli giudica invece le leggi e il Parlamento. Accusa il «legislatore italiano, solitamente incline ad assecondare gli umori e le paure più diffuse tra la popolazione con il ricorso allo strumento penale»; sotto l'avanzare del terrorismo, sull'onda della paura, oggi «ben lontani da un sistema organico, registriamo una serie di interventi alluvionali».
luca fazzo

Da persona intelligente quale è, se Fazzo scrivesse per un altro editore, smetterebbe i panni di fustigatore di magistrati e giudici per vestire quelli del buon senso. Lo stesso farebbero i suoi colleghi che riservano fiumi di veleno a Sheika Moza ogni volta che viene in Italia, ma per tutt'altro motivo che la preoccupazione della proliferazione del terrorismo.

L'intervento del giudice ha finalmente messo in evidenza un vuoto legislativo dettato dalla solita ipocrisia occidentale e dall'esigenza tutta italiana di pararsi le spalle quando c'è un'emergenza in seguito ad una crisi politica e militare. Vuoto che è tanto più evidente in un Paese come l'Italia che in frangenti come quello attuale ricorre a leggi liberticide.
In Libia è in atto una guerra, della quale l'Italia è anche pienamente responsabile vista l'inutilità delle soluzioni messe in campo, tra vari gruppi armati e fazioni. Quando l'intervento è contro un obiettivo militare allora siamo in presenza di un legittimo atto di guerra. Motivo per il quale è essenziale stabilire chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
Terrorismo è prendere deliberatamente di mira un obiettivo militare o civile su suolo occidentale dove guerre non ce ne sono. Cosa che la dottoressa Shabbi, a quanto pare di capire, non hai mai fatto o incitato a fare. Che differenza c'è tra lei e un capo di servizi segreti che va a trovare un giorno si e uno no il generale Haftar ? E i viaggi del generale Manenti non prevedono trattative e contropartite?
Un mandato istituzionale è sufficiente a fare la differenza tra una terrorista e un soldato ?
Se la legge non consente questa distinzione, che almeno il legislatore indichi chi sono i buoni e i cattivi da quelle parti.

Questa è la logica adottata dal Qatar nel suo sostegno ai gruppi rivoluzionari dalla Siria in Libia. Quello che da noi è considerato terrorismo, in medio-oriente è guerra e c'è bisogno di interventi di mediazione e sostegno alle fazioni che sono espressione della volontà della popolazione. Gruppi che per forza di cose hanno fatto ricorso alla lotta armata. Poi si può anche accusare l'emiro di sostenere il terrorismo. Ma la verità è che si ha paura di confrontarsi con lui e non si riesce a limitarne il potere economico che acquisisce giorno dopo giorno nel nostro continente intervenendo anche con iniziative culturali che i nostri governi nemmeno si preoccupano di mettere in atto.

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