mercoledì 19 aprile 2017

Come l'abbonamento Tim di senza confini

Vittorio Rizzi, direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, ha espresso parole di elogio al questore Angelo Sanna e alle altre forze dell'ordine per il lavoro svolto in particolare sul fronte dell'attività di repressione e prevenzione contro il terrorismo. L'ultimo atto è stata l'indagine compiuta in totale sinergia tra Polizia e Carabinieri che ha portato all'arresto dei presunti componenti di una cellula jihadista operante nella città lagunare. Sanna ha sottolineato l'impegno costante sul fronte della lotta al terrorismo e in tempa di prevenzione. Rizzi è intervenuto oggi alle celebrazione a Venezia, come in altre città del Veneto, per i 165 anni della Polizia di Stato. Rizzi ha anche ricordato che l'etica del lavoro per ogni appartenente alla polizia "è il rispetto assoluto delle leggi dello Stato", questo in riferimento a immagini letterarie che mostrano appartenenti alla polizia non sempre muoversi nel rispetto delle norme. 
Ansa 10 Aprile 2017

Ma la parte sulle immagini letterarie l'ha detta lui ?

Ai tempi in cui Daesh era ISI/L e i profili dei terroristi non erano ancora cristallizzati, le indagini partivano dal territorio. Cioè dalle Digos.
Dopo qualche spifferata dalle moschee e dai circoli social, o per un colpo di apparente fortuna, la squadra mobile si metteva in moto e venivano anche avvertiti i funzionari di Roma. I quali si facevano un viaggio apposta (di solito nel profondo nord), ascoltavano con aria di sufficienza e se ne tornavano a Roma sempre con il naso all'insù. Alla fine però ritornavano per la passerella alla conferenza stampa.
A Venezia non erano presenti i vertici nazionali dell'antiterrorismo, che sono stati comunque citati e ringraziati, perchè come ribadito in maniera quasi ossessiva dagli inquirenti, si è trattato di una indagine nata e sviluppata dai locali organi di polizia giudiziaria.
Considerando che l'operazione si era conclusa da poco e che chiaramente l'obiettivo della sua presentazione ai media, era quello di esaltare la capacità di controllo del territorio soprattutto in prossimità delle feste nonchè l'enorme affiatamento (o sinergia) che c'è tra i diversi comparti di polizia, quanto detto in conferenza stampa (Audio Radio radicale) è risultato comunque interessante.

L'elemento che ha fatto drizzare le orecchie agli investigatori è stato il presunto ritorno dalla Siria di quello che viene considerato il leader carismatico del gruppo.
Il procuratore ha riferito di una generica nota giunta dal territorio, quindi in seguito a normali attività di monitoraggio dei carabinieri e senza imbeccate da informatori, circa il ritorno di Babaj avvenuto nel maggio dello scorso anno. Se stiamo alla versione ufficiale, nè l'Ucigos nè i servizi lo conoscevano. A proposito di questo viaggio il dottor D'Ippolito ha prima detto "abbiamo motivo di credere" e poi ha fatto riferimento in maniera molto generica a campi di addestramento. Probabilmente quindi, almeno all'epoca della conferenza stampa, non era stato riscostruito il percorso nè si era ancora compreso se Babaj fosse andato in Siria e a combattere. Che è un dettaglio in apparenza insignificante visto che gli si contesta comunque l'associazione a fronte dei proclami risultanti dalle intercettazioni. Un percorso da foreign fighter classico (addestramento/combattimento, ritorno/attentato) parrebbe comunque poco credibile dal momento che una volta rientrato, e sottoposto ad intercettazioni preventive, non ha dato particolari motivi di preoccupazione. Però gli investigatori hanno continuato a tenerlo d'occhio . Anche fortunati visto che siamo in periodo di emergenza e per un profiling simile (kosovaro-musulmano-giramondo), di certo i fondi per il monitoraggio non vengono negati.
A ulteriore riprova che non v'è chiarezza sul suo soggiorno in Siria, sul quale appunto gli inquirenti si sono tenuti molto sul vago, c'è da registrare l'iter classico dell'autoaddestramento su Internet. Video, preghiere, lezioni. Non c'è traccia di racconti di esperienza da foreign fighter. Babaj addirittura si esaltava guardando un video di bombe nascoste nello zaino. Decisamente uno con poca pratica di svbied.
E' stato detto infatti che il gruppo aveva contatti digitali in tutto il mondo come qualsiasi internauta.
Pare non esserci nemmeno una conoscenza specifica di qualche Sheikh che desse indicazioni ed istruzioni. Il procuratore ha parlato di "patto con Allah" al quale Babaj, secondo sua ammissione, non si sarebbe potuto sottrarre se fosse partito un ordine. Il patto con Allah nell'Islam è la professione di fede che si rinnova tutte le volte che preghiamo. La ilaha illallah . La bay'ah, di cui si sente spesso parlare in occasione di operazioni simili, viene data da un comandante. Però in questo caso pare non essercene traccia.

A proposito del fatto che, almeno durante la prima perquisizione, è stata trovata solo una pistola che era ancora da analizzare, interessante è stata la spiegazione del dirigente della Digos che ha detto che in fondo, viste le dinamiche dei recenti attentati che avevano come protagonisti dei soggetti radicalizzati in breve tempo e in grado di reperire le armi all'ultimo minuto, che ci fossero in giro armi o meno, è un dettaglio di poco conto.
Siamo precisi.
E' un dettaglio di poco conto per un investigatore italiano. Uno cioè, che può beneficiare di una legge che in maniera molto larga mette sotto la lente d'ingrandimento i pensieri. Checchè ne dica il procuratore nazionale, il decreto antiterrorismo è un processo alle intenzioni in piena regola. O meglio alle idee.
Per l'investigatore americano, che deve arrivare fino all'acquisto del materiale esplodente, grazie anche a ganci o informatori, la questione è più complessa.
Però almeno c'è totale garanzia dei diritti dell'indagato.
Il ragionamento del capo della Digos vale comunque genericamente solo per il profilo classico del lupo solitario e anche per la microcellula. E sempre tenendo conto della nostra legge con la quale in pratica gli investigatori non devono fare altro che aspettare che il soggetto sia radicalizzato al punto giusto.

Oggi comunque è stata negata la scarcerazione ai tre kosovari.






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