mercoledì 29 marzo 2017

Poisonous love

In a string of cryptic messages, Amri allegedly wrote he was going to marry “a sister” in Germany. As his conversation partner appeared to be unaware of what that meant, Amri clarified his intentions, using the word “Dougma.”  According to the LKA, the word is a “metaphor for a suicide attack.” Based on the report, police advised the interior ministry to arrange the deportation of Amri, a Tunisian national, back to his country of origin, which was not ordered. Rt.com

Il fraseggio usato da chi ha in animo di portare a termine un attentato è caratteristico.
Il riferimento al matrimonio è un classico.
Posto che ove possibile, il miglior mezzo per essere certi di aver compreso le intenzioni, è sempre un’esca oppure un informatore, la disamina del contesto può sempre tornare utile.
Nel caso di Abed Naseer, pachistano condannato in America a circa quarant’anni di prigione per l’attentato compiuto ad un centro commerciale in Inghilterra e per aver pianificato un attacco alla metropolitana di New York, gli investigatori avevano a disposizione una mail in cui si faceva cenno all’intenzione di celebrare la nikah (cerimonia religiosa) del matrimonio. L’interlocutore era un qaedista. Si parlava di evento concordato con altre persone e la data era da stabilire in un arco temporale di una settimana. L’imputato non confermò mai l'ipotesi che il dialogo era riferito ad un attentato da compiere, ma la corte accettò la tesi dell’accusa.
Nel caso di Amri siamo venuti a conoscenza del fatto che era a contatto con centinaia di ragazze. Su tutte esercitava un discreto fascino. La mediatrice culturale siciliana, anche dopo la sua morte, ne parlò come se ne fosse ancora invaghita. Con diverse di esse si era fidanzato. E con alcune aveva parlato di matrimonio. Considerato che l’interlocutore non aveva capito a cosa si stesse riferendo con tutta probabilità l’oggetto della conversazione non era un attentato o per lo meno era difficile stabilire che lo fosse, da una trascrizione non circostanziata. Quindi non v’è dolo da parte di chi trascurò il dettaglio. A posteriori è facile invece captarne la gravità.

L'Islam dedica particolare cura alla vita familiare e all'importanza della privacy. Non meraviglia quindi, che nell'ultimo numero di Rumiya vi sia un articolo in cui vengono sottolineati in dettaglio, i comportamenti da tenere in caso di dissapori tra moglie e marito.
E' buona regola, qualora non si riesca ad addivenire ad una soluzione, rivolgersi prima alla mediazione della famiglia e poi all'intervento di un imam. Se non c'è via d'uscita, è permesso il divorzio. In ottica investigativa risulta sospetta l'enfasi con cui si focalizza l'attenzione sul malcontento della prima moglie nei confronti della seconda. Scenario anche questo, molto comune. Da questo punto di vista Alice Brignoli, secondo quanto riportato nelle carte dell'inchiesta che la riguardava, è stata molto lungimirante. Non solo è stata lei ad avere l'idea di una seconda moglie per ovviare ai disagi che avrebbero potuto causare presunti problemi di salute alla serenità di coppia, ma si è anche premurata di indicare la prescelta. Non tutte hanno tanta possibilità di manovra e le liti sono all'ordine del giorno anche se, secondo le norme, ogni moglie vive in una casa propria.
Dato lo scenario di guerra, o anche nella prospettiva di potenziali terroristi residenti in Occidente, con l'appello a fare attenzione alle mogli arrabbiate e chiacchierone, si è voluto evidentemente scongiurare il pericolo di fuoriuscita di notizie dovuta a liti e malumori. Un pò quello che è stato fatto in Libia implementando l'obbligo del mahram. Le donne sono pericoloso veicolo di notizie a seconda dell'umore e dell'interlocutore.
Nel caso del teatro siro-iracheno, se inizialmente il problema era quello di trovare moglie, viste le problematiche dovute alle differenze tribali e alla diffidenza nei confronti dei foreign fighters occidentali, adesso sono sorte ulteriori difficoltà.

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