lunedì 27 febbraio 2017

Quando i bambini non fanno oh

Ayat Tahrir fa un uso poco spettacolare delle piattaforme social.
Le impiega principalmente per informare sullo stato delle battaglie e sulle decisioni prese dal tribunale se vi sono dispute di  interesse generale in corso. Mostra gli addestramenti e le armi. Spesso lancia messaggi ai finanziatori. Strizza l'occhio alla popolazione locale per dimostrare di essere stato organico alla rivoluzione sin dal suo inizio e per mostrare ai potenziali foreign fighters lo scenario di cui faranno parte. Ma non hanno la spregiudicatezza di Daesh nell'avvicinare i giovani alla causa jihadista perchè il loro target è diverso. L'approccio post-qaedista è la ricerca di persone votate alla missione di liberazione della Siria che possano garantire impegno e soprattutto lealtà. Quelli che costituiranno in seguito le fondamenta del nuovo stato. Non gli sbandati delle periferie o i bamboccioni alla ricerca di avventure.
Le foto dei cinque inghimasi, che hanno sferrato l'attacco decisivo al quartiere generale delle forze di sicurezza di Assad, distribuite a poche ore dall'accaduto, erano un messaggio alla popolazione per ribadire l'adesione alla rivoluzione  e dimostrare l'ipocrisia del tavolo di Ginevra che sulla carta dovrebbe garantire il futuro di tutti i giovani pronti a morire per la libertà del popolo siriano, quando invece lo svende al miglior offerente.
Era infine un monito ad Assad.
Sono stati sufficienti cinque ragazzetti, votati ad Allah e alla Siria, per fare fuori due degli uomini più feroci e spietati tra quelli al suo fianco. Due che per decenni hanno strappato pelle e occhi dal corpo di ragazzi innocenti come quelli che hanno regalato loro l'ultimo respiro.
Per Assad, che non conosce il significato profondo dell'amore per Allah e per la patria, sono solo ragazzini meno istruiti dei suoi figli. Prima o poi si renderà conto che la realtà, quella che lui ha ridotto ad un cimitero vivente, è ben diversa.

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