martedì 28 febbraio 2017

C'è un giudice a Catania

Ma nella requisitoria della procura torna anche la storia del presunto passaporto dell'Isis. «Non si spiega la presenza sul cellulare di quel certificato che, anche se non riporta la foto e il nome dell'imputato, è un documento utile a farsi riconoscere fuori dagli ambiti territoriali d'appartenenza», dice il pm.meridionews

Veramente era un falso palese che comunque doveva essere accertato.

Quando sembra che non vi sia speranza in questo Paese, accade un miracolo.
L'aspetto agghiacciante di questa vicenda è che nel corso delle indagini alcuni investigatori in forma anonima dichiararono all'edizione locale di Repubblica che il passaporto li aveva spiazzati perchè non ne avevano mai visto uno simile. Di solito certi dettagli si chiariscono prima dell'inizio del processo.
E invece no. Anche dopo che i bravi giornalisti di Meridionews avevano accertato che si trattava di un falso, quel documento era agli atti. Nel frattempo il ragazzo che non parla una parola di italiano è stato sbattuto in carcere in Sardegna e l'avvocato Platì ha lasciato la sua difesa.
Se non fosse stato per la determinazione della sua famiglia, starebbe a marcire in carcere o espulso chissà dove.
Sui social ci sono tanti che seguono il fenomeno jihadista e le guerre e hanno creato archivi della documentazione amministrativa di Daesh e Al Qaeda dalla Libia alla Siria. Quando esce qualche nuovo documento è sufficiente confrontarlo con lo storico o farlo girare tra gli utenti.
Io mi aspetterei che gli investigatori locali abbiano a disposizione un supporto di questo tipo e immediato dall'antiterrorismo di Roma o dai servizi .
L'impressione generale è che sul fronte investigativo ci si arrangia visto che alla fine l'espulsione risolve la situazione e l'impegno è dedicato principalmente alla propaganda di governo o al supporto verso il magistrato di turno.

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